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Anno edizione: 1978
Anno edizione: 1982
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Non c'è nulla in queste poesie che già non rimandi ai temi cari all'autore in tutti i suoi romanzi. L'educazione interiore, la scoperta del mondo, l'amore "come capacità di patire e sopportare", le mille malinconie di un passato perduto, l'infanzia coi suoi richiami misteriosi. I versi incidono naturalmente in passaggi più brevi tutte queste pieghe dell'animo, cadenze e tratteggi d'esperienza dove la parola tenta una vicinanza con l'assenza, un conforto ad istanti spossati, quel dolce oblio che custodisce le cose e tenta di ricordarle ogni volta con voce mai cambiata. Un flauto giunge con le sue note a trasmetterci gli echi di qualcosa: "Era una popolare melodia,/ benigna fluttuava nella notte/ come fosse la patria ogni paese,/ come fosse compiuto ogni cammino./ Nel suo respiro si faceva chiaro/ tutto l'arcano senso della vita,/ e di buon grado si affidava il cuore/ ed ogni tempo era un presente". E' il fiume del passato che riabbraccia ogni nervo del presente, lo sospinge e lo incita, lo invita a pensieri poetici, e lo fa riannodando antiche sere estive nelle quali un ragazzo sognante si agitava con domande e paure sul mare della vita dentro lo sguardo dell'adulto che prova a ridare alla carta quel flusso di onde lontane: "Così invecchia a noi pure il senso, e, appressandosi il verno,/ assaporiamo il grato vino delle memorie,/ mentre le ombre beate dei giorni e dei giochi svaniti/ in silenziosa danza ci attraversano il cuore". Un castello perso nelle radure dei primissimi ricordi, una farfalla che indugia su un ramo, il saluto a una giovinezza volata presto, quel senso eterno e impalpabile del divino come guida e certezza di dentro che nessuna brezza contraria può offendere o intaccare, le gratitudini consapevoli di un uomo per le cose della vita, l'infinito aperto nelle mani. Tutto questo si disfa e si compie in questa raccolta, simile a un'intima pastorale che protegge e allieta. Dimorare nella poesia del resto è almeno l'ultima difesa di se stessi.
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