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Una sorpresa in positivo. L'autore sfrutta i meccanismi legati all'unità di tempo (una notte che sembra non finire mai) e luogo (un paese della provincia americana che più desolato non si può)per raccontare una storia al limite del nonsense ma rappresentativa del fatto che la vita stessa non ha senso. Storia che all'inizio fa fatica a decollare in quando sembra che Nunn non sappia più uscire dalla staticità situazionale che lui stesso ha creato. Ma che poi risolve, violando anche le regole della logica, forzando la trama verso svuluppi sempre più paradossali. Amore, morte, disperazione, senso di totale impotenza verso il proprio destino. Se vi sopravvive tanto meglio, ma se non vi si riesce non importa poi tanto.
Lavoro che mi ha colpito per la complessità e per lo stile sobrio, fatto di frasi brevi e a volte laconiche, ma per nulla scialbo. Nunn sa giocare in maniera molto abile con due registri: quello da commedia nera e quello lirico e nostalgico. Non ne esalta lo scontro ma li sfuma uno nell'altro ed è molto abile a tenere insieme materiale di natura molto diversa: commedia nera, rievocazione lirica, cronaca storica. L'inizio è appunto da commedia nera, e Nunn è molto bravo a sostenerlo con situazioni grottesche, dialoghi molto veloci e battute divertenti. Diventa però molto presto qualcosa di più, e di diverso: un amaro e nostalgico Blues del Rimpianto. L'azione è semplice: Earl J. Dean, rappresentante di aspirapolvere (anzi, Purificatori D'Aria)di Pomona capita in casa di Dan Brown, biker psicopatico esponenente della spazzatura bianca più estrema. Nel salotto, Dean s'imbatte nel cadavere di un morto ammazzato nel congelatore, viene coinvolto a forza in una ricerca di vendetta e prende parte ad un viaggio nella valle, nel passato e nei propri rimpianti, che dura fino all'alba. Le strade mantengono i propri connotati fisici ma ne acquistano di simbolici sempre più forti man mano che si procede. Da un lato sono "strade contorte come geroglifici", luoghi che pullulano "di spettri, di promesse non mantenute, di opportunità mancate al punto che, nascosta sotto la città visibile, ce n'era sempre un'altra ". Gli spettri sono personali: un grande amore perduto, un bisnonno ricco possidente di agrumeti di cui adesso rimane un singolo acro malato, la nonna, la casa di famiglia . Proprio attraverso la figura del nonno, diventano anche fantasmi collettivi dei " giorni dei fiori d'arancio e della salvia" quando Pomona, prima del Rapido Declino e della marcia delle villette a schiera, era la Valle delle Promesse. Dall'altro lato sono palcoscenici, su cui i personaggi cercano, in modo non diverso da quanto avevano fatto i pionieri arrivati a fine Ottocento, di imporre una propria visione della realtà che li riscatti.
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