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Eccezionale. Un testo meraviglioso dove situazioni fantastiche e reali si intrecciano creando una rete di eventi ben bilanciata e, secondo me, geniale. La protagonista ti rimane nel cuore, bravissima l'autrice perchè ha evidenziato il carattere di ogni personaggio in modo acuto, mettendo in risalto pregi e difetti, sentimenti positivi e negativi, bontà e malvagità. Anch'io lo consiglio agli insegnanti e a chi lavora con i bambini.
Davvero bellissimo, forse perchè anch'io condivido l'immagine del mondo e del destino della piccola protagonista. Consigliatissimo a chi ama i bambini e a chi insegna.
E' stato non facile immergersi in una storia in cui la realtà si mescola a suggestioni fantasiose, a condizionamenti religiosi portati all'eccesso e alle fantasie di una bambina um po' speciale ... ma si viene progressivamente trascinati in una serie di eventi non prevedibili. Brava all'autrice per l'originalità dei contenuti, in cui emerge un probabile vissuto personale.Lo consiglio!
Recensioni
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“In principio c’era una stanza vuota, un po’ di spazio, un po’ di luce, un po’ di tempo”. Inizia così Il posto dei miracoli di Grace McCleen.
In questo spazio-tempo vuoto l’io narrante è intento a ripetere il gesto della creazione, e con l’attenzione e la cura certosina di un dio si dedica alla costruzione di un mondo in miniatura in cui i campi sono fatti di velluto e di ritagli di tovagliette, i fiumi di cellophane e stagnola, le abitazioni sono costruite con erba secca e resti di scatole, e così via per gli animali e gli esseri umani. Artefice di questo mondo - lo scopriamo solo più avanti - è Judith McPherson. Judith ha dieci anni ed è una bambina un po’ speciale: è un’alunna talentuosa ma, un po’ a causa della sua spiccata fantasia, un po’ per la sua appartenenza religiosa, è vittima delle ingiurie e dei soprusi dei bulli della classe. Del resto la dimensione familiare in cui è immersa non contempla manifestazioni di affetto, né lascia spazio a sorrisi o battute. Suo padre è un uomo dedito unicamente al lavoro e totalmente assorbito dalla setta di cui è seguace: la fine è ormai prossima e ai Fratelli è affidato il compito di fare proselitismo nel tentativo di salvare il maggior numero di persone possibile. Sua madre invece è morta dopo la sua nascita.
Al senso di colpa per aver in qualche modo causato la morte della madre e l’infelicità del padre, si aggiunge la convinzione, serbata come un segreto nel suo cuore, che quest’ultimo non le voglia bene. Così Judith è felice solo quando, rinchiusa nella solitudine e nell’estensione limitata della sua stanza, può creare cose, dare vita ad un mondo - da lei rinominato la Terra dell’Adornamento - in tutto e per tutto simile a quello reale, ma fatto di resti che nessuno vuole e soggetto unicamente alle sue regole. Qui può dare libero sfogo alla sua fantasia, credere che Dio le abbia concesso il dono di fare miracoli, dialogare con Lui e immaginare di poter davvero determinare il corso degli eventi: lo zucchero spolverato sui tetti della Terra dell’Adornamento non sarà altro che la prefigurazione della neve che l’indomani imbiancherà il paese, poco importa se non sempre tutto va per il meglio, l’importante è avere fede e continuare a sperare.
Grace McCleen racconta la storia di un’infanzia solitaria e contratta, la lotta interiore di una bambina che cerca a tutti i costi un modo per difendersi da una realtà oppressiva e ottusa, fatta di sette, di luoghi comuni, di anaffettività e provincialismo. Da qui la costruzione di un mondo fatto di significazioni altre, di visioni e di rimandi simbolici che, sembra dirci l’autrice, appare l’unica alternativa per sopravvivere in una realtà priva di senso, le cui dinamiche sfuggono alla comprensione immediata di una bambina ipersensibile. Per vivere a pieno la sua autenticità Judith è costretta a crearsi una vita parallela in cui è permesso tutto ciò che è vietato o considerato peccaminoso dagli adulti.
Il posto dei miracoli è un romanzo che lascia il lettore in preda a una sensazione di smarrimento e di incertezza, soprattutto all’inizio, quando la narrazione sembra affidata a una voce fuori campo e procede esclusivamente per immagini. Tuttavia, la vera ragione della vertigine che la storia provoca deriva piuttosto dalla forza pulsante che trasuda dalle pagine del libro e fa presagire dei riferimenti autobiografici, dalla sua densità di senso, come se di fronte ad un concentrato di contenuti il lettore avesse bisogno di un certo tempo per orientarsi e lasciar sedimentare i diversi livelli di profondità della scrittura. Inoltre, lo stile spontaneo e al tempo stesso al limite del visionario, e l’utilizzo di una lingua intrisa di riferimenti biblici, contribuiscono a creare quell’atmosfera sospesa che pervade tutto il racconto e ci trasporta in una dimensione sognante. E dopo aver terminato la lettura si ha come l’impressione di essersi risvegliati da un sonno profondo.
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