L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Il festival del buonismo politicamente corretto. La Gruber usa uno stile di scrittura accattivante, né con troppe descrizioni, né con poche, e sa sfruttare il lessico per interessare il pubblico. Questo per quanto riguarda la forma. Per quanto riguarda la sostanza, stendiamo un velo pietoso. Nonostante tratti diversi argomenti, sembra che tenga fuori proprio quelli più compromettenti, come la Taqiya, l'arte islamica della dissimulazione, secondo cui i musulmani mentono, anzi, sono incitati dal Corano a mentire agli infedeli per ottenerne vantaggi, è la loro prassi abituale. Non critico solo le omissioni, ma anche una tendenza, che ha anche nel suo programma Otto e Mezzo, di zittire chi parla male dell'Islam, o di decontestualizzare le parole di personaggi scomodi perché appaiano male, come succede nel capitolo in cui narra del "Settembre nero italiano", in cui, più o meno volontariamente, denigra, senza capirne i concetti, Giovanni Sartori per il suo libro in cui parla male degli islamici. Lo posso affermare perché ho anche il suo libro, ed esprime concetti che la Gruber travisa completamente. Dopo tutto, era noto che fra la Gruber e Sartori ci fosse molta ruggine, soprattutto per la fortissima contrapposizione ideologica fra i due. Inoltre, in tantissimi capitoli si dimostra fin troppo evidentemente faziosa ed elitaria. Complessivamente, non vi consiglio di comprare "Prigionieri dell'Islam" perché non è un libro onesto, sembra scritto per rassicurare il pubblico di ascoltatori che indefessamente guarda Otto e Mezzo.
La Gruber si addentra nel mondo islamico e raccoglie testimonianze dirette che convincono e danno un'idea della voragine culturale tra ISLAM e Occidente. Giunta alle soluzioni tuttavia "si perde"... oppure non vuole sbilanciarsi per non incorrere in reazioni da parte della fiera comunità islamica. Avrei preferito una presa di posizione netta da parte di una giornalista del suo calibro, perché con l'ISLAM non c'è tempo da perdere né margine di dialogo. L'ISLAM rappresenta una minaccia reale. In una manciata di anni i Musulmani raggiungeranno la superiorità numerica in territorio Occidentale (grazie alla crisi che riduce giorno dopo giorno la natalità in Occidente a fronte del tasso di natalità islamico mantenuto florido grazie anche alla poligamia e alle agevolazione fiscali) e, come è accaduto nel Parlamento italiano nel 2013, al comune di Milano e al comune di Londra quest'anno, avranno il potere di mandare ai posti di comando i confratelli Musulmani. Chiunque abbia letto il Corano sa che esso obbliga i suoi fedeli ad obbedire ai Versetti di La Mecca quando sono in minoranza e sotto Autorità Non Musulmane, e ai Versetti di Medina quando raggiungono superiorità numerica e potere decisionale. I Versetti di La Mecca stabiliscono di essere tolleranti e di mentire e dissimulare (Taqiyya) per non svelare il vero volto dell'Islam e suscitare sospetti e diffidenza nelle Nazioni che li ospitano. Dunque quello che comunemente si definisce "Islam moderato" altro non è che la "fase Versetti di La Mecca". I Versetti di Medina obbligano invece i Musulmani alla sottomissione violenta dei Non Musulmani. "Combatteteli finché l'Islam non regni sovrano" [Corano, Versetti di Medina, Sura 2:193]. Dato che il dovere di ogni buon Musulmano è applicare quanto scritto nel Corano "alla lettera e senza interpretazioni personali" sarà la fine della nostra civiltà e soprattutto sarà la fine della tanto duramente conquistata Libertà.
Finalmente anche in Italia, come da tempo nel resto d'Europa, intellettuali e giornalisti cominciano a capire che l'islam è e sarà sempre più un problema! Speriamo bene!
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Cosa ci aspetta in un futuro in cui l'Islam avrà un ruolo sempre più importante? Una questione che mette in gioco la nostra identità, a partire dalle conquiste fondamentali.
L’Islam è una realtà, e sta bussando prepotentemente alle porte del mondo Occidentale. Lo fa attraverso le ondate migratorie e gli attacchi terroristici che stanno sconvolgendo il cuore dell’Europa intera. Che fare dunque? È possibile intavolare un discorso basato su regole e valori condivisibili?
È da questa presa di coscienza, da questo fatto ineludibile che si apre la ricerca della giornalista Lilli Gruber. Un libro a metà tra l’inchiesta, attraverso il piacere dell’indagine, e la documentazione geopolitica che prende avvio con una introduzione efficace ed attualissima sugli gli attacchi terroristici parigini del 13 novembre 2015 rivendicati dall’Isis, ultima incarnazione del terrore.
Da questo punto di partenza l’analisi dell’autrice si apre su uno scenario vastissimo nel cuore stesso del Mediterraneo, toccando quasi tutti i punti delle più spinose questioni politiche a livello di integrazione, di emergenza umanitaria e di sicurezza. Dalla Sicilia, o più nello specifico da Augusta, crocevia dei disperati in fuga dal Nord Africa, fino ai problemi dell’Arabia Saudita a proposito delle libertà individuali delle donne.
Nel mezzo tutta una serie di interviste e di storie di uomini politici e semplici cittadini che vivono quotidianamente un islam di provincia. In qualche modo tutti quanti imprigionati, come suggerisce il titolo, da sogni e pregiudizi. È la religione musulmana infatti l’unico filo rosso che collega i racconti personali, gli excursus legati alle problematiche internazionali e i meri fatti di cronaca. Un percorso tracciato da una fede vissuta con coraggio dai nuovi cittadini europei ma con constante timore dai vecchi. Tutti quanti dunque sembrano dover avere a che fare con nuovi luoghi di culto, ma anche con le problematiche mediorientali che con un taglio giornalistico vengono posti al lettore in una ricerca continua tra informazione e riflessione profonda.
Quale sarà il futuro della Siria? Che ruolo giocherà l’Italia? Gruber, con l’abile penna da reporter, pone sullo stesso piano i rischi della nuova integrazione e della “guerra al terrore”. Lo fa attraverso un unico punto di vista: la causa non religiosa ma politica del conflitto interculturale. Una presa di posizione forte, un’autentica denuncia verso un gioco di potere post-11 settembre che ha minato ogni possibilità di dialogo.
Esistono però dei mezzi per rendere una convivenza possibile. Il contro veleno, il rimedio, per la giornalista è uno solo: la combinazione di uno spirito critico e la rinuncia dell’Occidente della sete di potere e di legittimazione, che possa permettere una cooperazione sopra ogni fanatismo. Una soluzione applicabile anche nel nostro piccolo, in ogni quartiere, per evitare nuove Parigi e Bruxelles. Il modello è quello di Firenze, della moschea in pieno centro a contatto con il tessuto vitale della città. “Fare uscire i ragazzi da luoghi di culto improvvisati in garage”, come quello di Viale Jenner a Milano, è urgente per salvare l’anima del mondo libero.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore