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Gran libro, concordo sul fatto che da molto tempo nel panorama letterario italiano non ne usciva uno così. Personaggi duri ma umani, picchiatori sudati e in affanno che nascondono sentimenti degni di De Amicis. Perfettamente inutile il tentativo di polemica del primo commento. Chi l'ha scritto probabilmente non ha mai potuto assaporare, in quanto donna, l'atmosfera di una palestra dove si fanno combattimenti. E purtroppo si è persa anche quel cameratismo da caserma o da spogliatoio di fabbrica che unisce al di sopra di ogni tipo di cultura o carattere. L'autore è riuscito a dare una visione reale di tutto questo, aggiungendo anche le descrizioni colorite di una classe proletaria che arranca per arrivare a fine mese. Mai come ora, purtroppo, attualissima. Grazie Munforte, ho ritrovato molti amici della mia lontana gioventù.
un libro forte, struggente; Munforte ha uno stile lucido e visionario, ineccepibile. Un gran bel libro, commovente per la profondità con la quale tratta le cose, con la quale le vede e se ne lascia travolgere. Una storia vera insomma, spirituale come chi riesce a riconoscere le differenze della sensibilità di ognuno: davvero tra le migliori ultime uscite di mondadori. peccato abbia ricevuto poca attenzione, indubbiamente la meritava. non so se la mia recensione sul Riformista abbia avuto seguito in altri quotidiani. ma finalmente un autore di cui si aspetta di leggere il libro successivo.
Ho letto il libro tutto d'un fiato. Era da tempo che un autore (italiano poi!) non mi faceva sentire così empaticamente "a fianco" dei protagonisti. Mentre leggi il libro ti viene una gran voglia di conoscere Ivano e gli altri, di aver vissuto in una Milano così diversa e reale rispetto a quella che viviamo oggi. In 163 pagine Munforte esplora i personaggi senza sprecare parole, e riesce a far convivere almeno tre piani: l'ammirazione, l'amore, il dramma. Non so come chi mi ha preceduto nel commento possa aver pensato ad un espediente letterario che "sfrutta le morti sul lavoro": se ha ancora con sé il libro, perché non prova a rileggere come Munforte ci descrive la fotografia sul balcone del padre di Ivano? Splendido libro.
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