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Anno edizione: 2008
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Druznikov non sara' stato da Nobel ma nemmeno autore di libri venduti "a peso"! Lo ammetto: questo suo libro l'ho acquistato durante una svendita di volumi (a peso, appunto) in un supermercato di una nota catena. Avevo gia' letto "Angeli sulla punta di uno spillo" e questo secondo lavoro ha confermato l'idea che mi ero fatto su Druznikov. E' un buon scrittore ma i suoi lavori sono affollati di personaggi di cui si fa fatica a ricordare i tratti; le digressioni sono una costante; molto interessanti e vive sono i brani del romanzo che narrano del periodo sovietico, in questo testo in particolare quelli del periodo staliniano. La struttura de "Il primo giorno del resto della mia vita" si fonda infatti sull'altalenarsi tra periodo staliniano (siamo nel '45 nel pieno dello splendore del dittatore georgiano) e il ventunesimo secolo (nel 2005 sullo sfondo gli States dove vivevano lo scrittore e la moglie Lera). La spy story fantapolitica vive soprattutto sulla freschezza dei brani riguardanti Stalin (spassoso il capitolo "Un ictus non autorizzato" dove la metafora della locomotiva impazzita ben rappresenta la convulsa reazione del corpo alla patologia e dove il siparietto della partita a biliardo tra Dio e il diavolo mi ha fatto ricordare il Bulgakov de "Il maestro e Margherita"), ma purtroppo l'evoluzione della trama e'fiacca e scontata. Il finale e' un po' deludente, ma la gran mole di lavoro e qualche trovata geniale va riconosciuta a Druznikov. Consigliato a chi ha pazienza e voglia di gustarle.
Dividerei in due parti questo libro. La prima, riguardante Stalin e la Russia, è sicuramente la più piacevole ed accattivante. La seconda invece, che potrei definire 'americana', convince un po' meno: c'è una sorta di voglia di sorprendere a tutti costi che sovente è stonata. Nel complesso mi pare uno scrittore che merita di essere letto, ma non certo da Nobel.
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