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Anno edizione: 2018
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La piccola glaciazione si manifestò tra il 1570 e il 1685, raggiungendo il suo culmine a metà del milleseicento. Si ebbe un calo delle temperature intorno ai 2°C; solo dal 1750 le temperature iniziarono a risalire. Questo cambiamento termico modificò il ciclo delle stagioni, con gravi ripercussioni sulla agricoltura; i raccolti furono decimati e ciò provocò gravi carestie in tutto il pianeta. Il libro si apre con la descrizione del dipinto "Paesaggio invernale con pattinatori" del pittore olandese Hendrick Avercamp, del 1608. In quell'anno ci fu, in Europa, un'inverno tra i più rigidi della storia: a Londra il Tamigi era gelato e sullo spesso strato di ghiaccio si teneva addirittura un mercato. Il vino solidificava nelle botti. Quali le cause di questo cambiamento climatico? Assestamento dell'asse terrestre, ridotta attività solare, eruzioni vulcaniche? L'autore, nel susseguirsi dei vari capitoli, illustra gli effetti che questa piccola glaciazione ebbe sul pensiero e sulla visione del mondo degli europei del XVIII secolo. Nell'epilogo l'autore sviluppa serie riflessioni sul cambiamento climatico dei nostri giorni. Non solo! Assai interessanti sono le considerazioni sul liberismo, sulla globalizzazione, sulla democrazia, sul potere dei mercati... Da leggere!
In tutta sincerità mi aspettavo di leggere un testo diverso da quello che ho ricevuto, Il titolo. come già un altro lettore ha giustamente sottolineato. è altamente fuorviante, il clima è solo un pretesto per una lunga digressione soprattutto sul secolo XVII. Non mancano delle pagine buone e godibili, mi sono molto piaciute quelle su alcuni eruditi, filosofi di quel travagliato e complesso periodo ( uno su tutti: Pierre Bayle), ma è del tutto assente o quasi un metodo di indagine storica rigorosa. Si tratta di un libro che rivela la natura più giornalistica che storica, di un discreto divulgatore, non di un vero specialista.
Un saggio interessante ed esaustivo di come i cambiamenti climatici siano uno dei motori della trasformazione delle società e di come questi cambiamenti climatici siano fondamentalmente naturali e dipendenti dal ciclo solare e dalla formazione delle nuvole, come svariate ricerche scientifiche stanno ogni giorno e più copiosamente confermando. La storia ci ha sempre narrato di atti di volontà per spiegare fenomeni come le guerre, ma oggi si sta individuando nei cambiamenti climatici uno dei fattori decisivi delle azioni umane, oggi sappiamo che l'invasione dei barbari e la fine dell'impero romano siano attribuibili principalmente alla fine dell'optimum climatico romano, ossia ad un abbassamento della temperatura che provoco l'esodo dalle loro terre a casusa del freddo eccessivo. Carestie, gelo, guerre, religione possono, oggi, avere spiegazioni ambientali. E' un testo che dovrebbe far riflettere coloro che indicano nella sola umanità la causa di tutti i mali del mondo e che la stessa umanità dovrebbe attivarsi per far in modo da realizzare l'illusione (religiosa) che la natura è perfetta e che il clima sia stabile. Un saggio che dovrebbe essere letto sopratutto da coloro che insistentemente e, quasi fanaticamente, individuano solo l'uomo come causa dei cambiamenti climatici. Nel 1600 non esisteva nè il petrolio nè lo sfruttamento intensivo degli idrocarburi e il raffreddamento rilevato non è stato causato da una riduzione della CO2, così come il riscaldamento odierno non è attribuibile all'aumento della CO2. Anzi, era un'epoca preindustriale, proprio quella che alcuni sostenitori del riscaldamento antropico vorrebbero che ritornasse: una piccola era glaciale. Blom, ci insegna che il freddo è dannoso molto più del caldo.
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