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Premetto che ho una grande ammirazione per Vittorino Andreoli, per la sua lunghissima ed importante attività nella Medicina "sul campo", per la sua umanità, per la sua eccelsa competenza e completezza come scienziato. Debbo però dire che questo ponderoso "trattato" mi ha lasciato talvolta un po' perplesso. E' un bell'excursus sulla Filosofia, sulla storia delle dottrine sociali, sulla Fede così fortemente proclamata da un grande Cristiano, sulla sacralità della vita. Tuttavia, nel libro ci sono capitoli mica male tediosi ed altri in cui traluce un paternalismo un po' fuori dai tempi. Eppoi, sì, ho capito la sua tesi: siamo arrivati al capolinea dell'esistenza e validità dei "vecchi" principi che hanno sorretto l'Umanità per secoli, ma che prospettive si possono azzardare o ragionevolmente prevedere per il futuro? Andreoli non ce lo dice! Infine, il suo pur dotto periodare (la sua formazione classica traspare in tutto il libro) mi è risultato un po' difficile da comprendere di primo acchito. Forse dipende dalla mia formazione prettamente scientifica (di tipo anglosassone), in cui il periodare deve essere molto conciso e improntato ad una stretta osservanza della struttura "SOGGETTO - VERBO - Complemento oggetto", ad in minimo uso di aggettivi e all'utilizzo di frasi le più brevi possibile. Molti riflessioni di Andreoli sono interessanti e profonde tanto da riscattare, a mio parere, l'interesse per questo libro.
Questo libro esiste per la generosità dell’autore che ha profuso in esso le sue conoscenze e riflessioni, frutto di una vita di studio e di lavoro. Al lettore si apre un panorama a tutto campo sulle diverse aree del sapere e sugli interrogativi fondamentali che l’uomo di ogni tempo si è posto circa il mistero dell’esistenza. I princìpi sono indispensabili e l’autore vuole usare questo libro come strumento per portare l’attenzione di tutti su questo tema cruciale. Certamente la lettura è impegnativa anche se accessibile, e molti non avranno il tempo o le energie per effettuarla, ma proprio chi non ha tempo, potrà in un paio di mesi beneficiare delle conoscenze del prof Andreoli per acquisire conoscenze che altrimenti ci vorrebbero anni e impegno assai maggiore per ottenere.Ringrazio il professor Andreoli per la fatica spesa nella stesura di questo libro e in tutti i suoi altrilibri.
Tanto il titolo quanto la mole del libro di Vittorino Andreioli fanno pensare a qualcosa come un trattato di Kulturphilosophie alla Albert Schweitzer. Ahimé, ci troviamo di fronte a qualcosa di ben più modesto, anche se non di più modeste ambizioni. Se il titolo fosse La crisi dei valori sarebbe più facile per il lettore farsi un’idea del contenuto e del tenore del libro. Perché di questo si tratta: una riflessione - vedremo quanto profonda - sulla crisi attuale dei valori, cui Andreoli ha voluto premettere una lunga analisi della scienza, del diritto e della politica occidentali, al fine di mostrare la nascita ed il progressivo crollo dei princìpi che hanno sostenuto l’Occidente. Purtroppo Andreoli non è né filosofo della scienza né filosofo del diritto: le prime quattrocento pagine del libro non sono che la sintesi un po’ frettolosa di quel che si può trovare in un qualsiasi manuale di storia della scienza o di storia del diritto. Frettoloso, ho detto. Si può avere la prova di questa frettolosità prendendo una nota a caso ed inserendo parte del testo in Internet. A pagina 262 si parla di Epifanio. Andreoli scrive: Figlio del caposcuola gnostico Carpocrate e continuatore della sua setta. Nella lettera da Epifanio, giunta fino a noi, dichiarò che Dio aveva voluto scherzare, stabilendo il precetto di non desiderare la donna o la roba altrui. Infatti, se era stato Dio stesso a creare il desiderio sessuale, il suo vero messaggio non poteva essere che quello di spartire tutto con tutti, ovvero il libertinaggio più spinto. Secondo alcuni eresiologi, Epifanio morì a Same di Cefalonia, all’età di soli diciassette anni, consumato dai vizi. Alcuni studiosi moderni, tuttavia, propendono per la tesi che in realtà Epifanio non sia mai esistito, ma che sia stato un mito creato dai carpocraziani, che in suo onore avevano fatto erigere un tempio sull’isola di Samo. Se uno ne volesse sapere di più su questo Epifanio (il cui pensiero appare una antic
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