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alcuni capitoli sono veramente illuminanti, altri un po' noiosi ma mai banali e ripetitivi. libro di filosofia, consigliabile a credenti e non credenti.
Saggio molto interessante. Seguito naturale di "Io è Dio", ma più "avvincente", se così può dirsi. L'autore fornisce un contributo sicuramente utile alla riflessione su temi centrali, quali il mistero del male. Per quello che posso capirne, mi sembra che le riflessioni di Mancuso meritino considerazione, anche perché non mi sembrano del tutto sfornite di fondamento testuale e non appaiono estranee allo spirito delle Sacre Scritture. Ritengo sia gia' un successo porre all'attenzione dei lettori non specializzati il dibattito su questioni con riferimento alle quali si sono cimentate per millenni le menti dei più grandi giganti del pensiero. Ciò al di la' di ogni polemica anticlericale, che non è certo l'aspetto più interessante del libro. Che bello se oggi si litigasse - tra la gente normale e nel quotidiano - sulla fondatezza (o meno) delle tesi di Mancuso!
Nel suo nuovo saggio, "Il principio passione", un poderoso lavoro di 500 pagine, Vito Mancuso propone una visione del mondo completamente nuova con la quale cerca di risolvere il problema del male già preso in considerazione ne "Il dolore innocente". Per fare ciò il teologo affronta in chiave rinnovata e originale una serie di problemi tra cui il concetto di Dio e quello di creazione. Il teologo non considera Dio creatore di un mondo perfetto rovinato dal peccato dell'uomo, concezione che ha prodotto tanti problemi mai risolti, ma si pone da un altro punto di vista. Secondo questa visione il mondo è dominato dal caos che è tutto il disordine che è intorno a noi, contro cui lotta il logos, la legge della creazione che tende di trasformare il disordine in ordine. Una creazione continua e non finita, dunque, un processo che cerca di andare verso la maggiore organizzazione, nel quale la perfezione si raggiungerà alla fine. Questo modo di concepire la creazione che concorda con i risultati della scienza moderna fa considerare Dio o Realtà primaria non uno "che tutto vuole e tutto può", ma il Sommo Bene che attira il mondo verso di sé, un Padre che sta sulla porta ad aspettare che il figlio vada a Lui come nella parabola del Figliuol Prodigo. La situazione allora è diversa. Il male c'è ed è il caos del mondo ma il processo creativo tende ad eliminarlo ed è una "tendenza" perché deve poter nascere la libertà, e ciò spiega l'indeterminatezza del processo evolutivo, la realtà dell'entropia ma che alla fine porterà l'essere, venuto da Dio, nell'abbraccio con Lui. In questa dialettica di caos e logos la forza vitale che agisce dall'interno è il principio passione che è amore ma anche lavoro impegno quindi pathos e che esiste in tutto il cosmo ed anche nell'uomo caricandolo della responsabilità di essere co-creatore nella creazione. Tutto è ampiamente argomentato e supportato da comode appendici ed indici per un'utile consultazione.
Recensioni
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Ha un impianto poderoso e una prospettiva ambiziosa questa’opera di Vito Mancuso. Il noto teologo italiano, docente di filosofia e autore di numerosi saggi dedicati alla religione, tra gli altri Io e Dio. Una guida per perplessi (Garzanti, 2011) e L’anima e il suo destino (Raffaello Cortina, 2007), torna a far discutere con un grande libro che arriva al centro delle questioni più spinose del dibattito religioso contemporaneo, aggiungendo un tassello del tutto personale e estremamente affascinante sulla questione della natura di Dio.
Con un ampio apparato bibliografico, che spazia dai testi sacri della religione cattolica ed ebraica alla tradizione induista, dalle cosmogonie della filosofia greca classica agli studi teologici moderni, l’opera è un concentrato di pensiero filosofico ed ispirazione letteraria, una vera e propria summa teologica in cui l’erudizione, lungi dall’essere un limite alla divulgazione del pensiero, è un pungolo alla riflessione, fonte di ispirazione per i lettori più perplessi.
Il problema di partenza da cui muove l’analisi del filosofo, che poi è la questione centrale per risolvere tutti i dubbi della fede, è la presenza del male, della cattiveria, della sofferenza nel mondo. È possibile, si chiede Vito Mancuso, che un Dio fonte di bene e di giustizia, abbia dato origine a un mondo che, evidentemente, produce malattie, violenza, ingiustizia, disparità sociali e sciagure di ogni genere? La risposta, lungo i secoli e alle varie latitudini, ha assunto le forme più disparate. Se per alcuni Dio e il mondo sono due entità completamente staccate che non subiscono alcuna influenza reciproca, secondo l’ortodossia cattolica il male può essere compreso solo attraverso il concetto di peccato originale, quindi come disfunzione e deviazione dalla retta via, che è il bene. Per Vito Mancuso questo genere di spiegazione non solo non è convincente in senso teleologico, ma porta necessariamente con sé un concetto di colpa che nulla ha a che vedere con il principio fondatore del mondo.
La soluzione, secondo questo saggio, si può cercare seguendo un’altra strada, impervia e coraggiosa ma anche estremamente affascinante per ogni credente perplesso. Il principio su cui si regge il mondo, spiega l’autore, è il risultato della sintesi tra il concetto di Logos, l’ordine delle cose e razionalità del disegno divino, e il Caos, cioè la casualità materiale con cui percepiamo la realtà che ci circonda. Questi due elementi fondanti danno vita allo spirito vitale, che è Dio e da cui ogni cosa promana. Questo principio vitale si chiama Pathos, la passione. Senza il Pathos, cioè senza aver affrontato e superato dei periodi di fatica e sofferenza, il bene non è in grado di esplicitarsi nel mondo, senza Pathos non è possibile alcuna evoluzione né progresso per l’uomo e per l’universo, perché ogni essere umano viene alla luce impastato di Logos e di Caos, proprio come lo è Dio.
“Credo in un Dio che prende così sul serio l’alleanza col mondo da essere coinvolto nel processo vitale mediante cui il mondo si fa”. Spiega così la sua teologia, con queste parole semplici e cariche di ottimismo, il teologo Vito Mancuso. E in questo modo si difende dall’accusa di eresia che gli viene mossa da alcuni teologi cattolici, convinti che lo studioso non sia solo il divulgatore della dottrina cristiana, ma il creatore di una sua dottrina personale. Se è eresia citare insieme in esergo le parole del Cardinal Martini sul Logos e le canzoni di Lucio Dalla sul Caos, se quest’opera ambiziosa serve a dimostrare un’idea sostenibile di Dio, se l’uomo ha a portata di mano, con questo, una religione “democratica” basata su un Dio partecipe e un’idea di creazione che non confligge con le teorie evolutive, allora accendete i roghi. Un nuovo volume, quello centrale, della sentenza di condanna di Vito Mancuso è stato scritto.
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