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Non è un giallo poliziesco o un semplice noir; è un romanzo storico, socio-politico a sfondo tragico. Parte dai tristi eventi degli anni ’70, quando la giunta militare di Videla e dei suoi scherani nazi-fascisti si arrogò il diritto di imbavagliare l’intera argentina, soffocare la libertà e imprigionare, torturare e massacrare barbaramente 30mila persone innocenti, con il silenzio complice della Chiesa (checché ne dica papa Francesco). Il romanzo si alterna su due piani narrativi: giugno 1978, quando si giocarono a Buenos Aires i mondiali della vergogna, in cui nessuna nazione partecipante fu mossa a compassione o protestò contro la barbarie in atto, e giugno 2018, 40 anni dopo, quando misteriosamente a Buenos Aires scompaiono diversi ragazzi di 12 anni. Con una traccia (geniale idea!) sul sito del sequestro: un bianco pannolino da neonato. Josè (non il Guido del famoso sonetto di Dante!) Cavalcanti, con l'aiuto-chef Cholo e due cani Clan & Destino (forse sbarcati con i clandestini del Mare Nostrum), a bordo di un sidecar Ural, di robusta fattura russa, si scatena per barrios, calli e anche cimiteri alla ricerca dei ragazzi sequestrati, forse da Madres e Abuelas per ritorsione dei tristi eventi del ’78. Campagna non fa sconti a nessuno, la condanna dei crimini di Videla è netta e senza appello; il ritmo del romanzo è serrato e la conoscenza degli eventi storici (e calcistici) e della topografia di Buenos Aires sbalorditiva, considerato che lui vive e opera a Latina (con piccole eccezioni, il barrio Nunca Mas, never again, è una piazza ma è necessario al racconto perché lo colloca nei pressi del cimitero della Recoleta, dove troverete Evita e pure Leloir, Premio Nobel per la chimica, oscurato dal mausoleo del padre, ricco commerciante). Magistrale intreccio, con qualche caduta di stile (i ridicoli coiti nei cessi, deliranti fantasie di uno scolaro delle medie) e paragrafi ridondanti (una sforbiciata di 50 pagine avrebbe giovato vuoi allo scrittore, vuoi al lettore).
Un romanzo consigliato a chi ama Osvaldo Soriano, Bukowski e Vazquez Montalbàn. Ma anche a chi apprezza i vecchi tanghi di Piazzolla e Gardel, a chi ricorda le emozioni del calcio che fu prima che si trasformasse in playstation, a chi non si accontenta di certe ambientazioni standard - e un po' noiose - scandinave e anglosassoni. E consigliato anche a chi c'era ai tempi del Mundial 1978 ma anche a chi non c'era e vorrebbe sapere cos'è accaduto. Gian Luca Campagna utilizza la trama giallo-noir per affrontare il tema della storia, della memoria, della vendetta e dell'oblio. Un romanzo sospeso fra il dramma degli eventi di quarant'anni fa, ai tempi della giunta militare, e l'ironia surreale dei personaggi contemporanei, protagonisti di questa singolare indagine para-poliziesca che si svolge a Buenos Aires. Una città descritta in modo tutt'altro che turistico e oleografico, che l'autore dimostra di conoscere a fondo.
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