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Tassello stupendo della trilogia filosofica balzacchiana (accanto a Seraphita e al Louis Lambert) nei Proscritti troviamo una Parigi del trecento nella quale si aggira curioso e appassionato un uomo unico e geniale nel suo tempo: messer Dante Alighieri. E' una costruzione perfetta dove le sponde swedenborghiane sempre rincorse e studiate da Balzac si intrecciano con una sapiente sferzata al potere ufficiale, nella figura appunto critica di questi uomini messi al bando da esso. Un Balzac ispiratissimo come sempre qui ci dona un altro delicato e imperituro momento della Commedia umana ricco di inventiva e di genio.
Recensioni
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Forse sull'onda del successo recente di Notre Dame de Paris di Hugo, anche Balzac, nel 1831, tenta di richiamare in vita nei Proscritti la Parigi medioevale; in particolare, le bicocche sorte sul greto della Senna dietro alla cattedrale e un po' schiacciate dalla sua ombra imponente. Vi abitano due esuli, guardati con sospetto dai parigini: un bellissimo adolescente, solitario e disperato, e un individuo inquietante dal volto scarno e dallo sguardo "brillante e lucido come quello dei serpenti e degli uccelli". Quando il più giovane dei due tenterà di uccidersi, l'altro lo salverà e lo distoglierà dal suicidio con una straordinaria narrazione poetica, nella quale ricorrono arcangeli e ombre, zaffiri fluttuanti e cieli di opale, mari di fiamme e mondi "che zampillano come fiori in una prateria". Solo alla fine del racconto il lettore comprenderà il misterioso incanto della voce che dispiega davanti al ragazzo che ha tentato di morire "gli spazi immensi, gli abissi infiniti": è la voce di Dante, stabilitosi a Parigi per sfuggire ai Guelfi e per ascoltare le lezioni di teologia di Sigieri di Brabante in quel "vico delli strami" che sarà poi ricordato nel Paradiso (X, 136-38). Più suggestivo che documentato, il racconto balzachiano attribuisce anacronisticamente a Sigieri una "teologia della luce" con forti coloriture swedenborghiane, suggerendo di scorcio una lettura "iniziatica" di Dante evidentemente arbitraria e antistorica, ma non priva di fascino. Ricca di preziosi strumenti, questa nuova edizione aggiunge al testo, ben tradotto e ampiamente annotato, due saggi complementari: la prefazione di Daniela De Agostini, che inquadra il racconto nella Commedia umana e ne sottolinea i temi e le strutture specificamente balzachiane, e la postfazione di Andrea Mazzucchi, attenta alle fonti e al contesto della ricezione di Dante nel XIX secolo.
Mariolina Bertini
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