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Un brano tratto dall'intervista di Anna Lisa Bonfranceschi a Patricia Wallace pubblicata su «La Repubblica» il 22/03/2017
Dott.ssa Wallace, perché studiare la psicologia di Internet?
«Internet rappresenta un ambiente completamente nuovo per il comportamento e le interazioni umane, un ambiente che può far emergere la nostra parte migliore
o la nostra parte peggiore. Abbiamo avuto migliaia di anni di evoluzione per
prendere confidenza con le interazioni umane in contesti faccia a faccia, ma
appena due decenni per il mondo online diffuso su larga scala, ed ora è il luogo dove si svolge molta dell'interazione umana, con strumenti del tutto diversi. Non solo manca il contatto faccia a faccia, ma c'è anche la distanza fisica, l'incertezza sul pubblico che ci vede e ci ascolta, la percezione dell'anonimato, la mancanza di un feedback immediato e gli strumenti di comunicazione che usiamo si basano principalmente su testo e immagini. Al tempo stesso Internet è un motore senza precedenti di innovazione, connessione e sviluppo umano.»
Nel libro un intero capitolo è dedicato al concetto di “persona online”: in rete possiamo davvero dire di esistere come persone diverse dalla vita reale?
«La maggior parte delle persone si costruisce e mantiene online una persona che è una versione in qualche modo potenziata di se stessa, che valorizza le caratterstiche positive e smorza quelle negative, a volte creando veri e propri personaggi nuovi rispetto al reale, anche solo per provare qualcosa di diverso. Possiamo modificare i testi che scriviamo in modo attento, photoshoppare le immagini, avere un controllo su questa 'persona online' che non abbiamo nella vita reale. Parallelamente questa 'persona online' manca di feedback immediati relativamente a quello che dice o a come appare, quali possono essere un'espressione del volto, uno sbadiglio, il movimento degli occhi. In assenza di questo feedback immediato su quello che si dice o su come si appare, l'ambiente online rischia di condurci alla disinibizione, specie in condizioni di anonimato o di farci divulgare troppe informazioni personali. Non possiamo dire di diventare una persona diversa online, ma proprio come ci comportiamo diversamente in spiaggia o in ufficio siamo influenzati dalle caratteristiche della rete. Tutti, almeno in una certa misura.»