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scheda di Roccato, M., L'Indice 1997, n. 5
Quali relazioni esistono tra credenze, atteggiamenti e decisioni a livello individuale e sociale, soprattutto nel campo della vita pubblica? Il libro applica metodologie e concetti della psicologia cognitiva allo studio dei processi sociali, principalmente per studiare i meccanismi cognitivi che assicurano il propagarsi delle idee e il prendere le decisioni collettive. Nella prima parte Vittorio Girotto, Riccardo Viale, Eldar Shafir, Paolo Legrenzi e Anna Emilia Berti analizzano i processi della decisione politica e quelli delle sottostanti rappresentazioni degli eventi politici, affrontando i problemi connessi a tali processi: ad esempio, perché nell'analisi delle condotte politiche l'approccio cognitivo è preferibile a quello della teoria razionale dell'azione? Come ci rappresentiamo i politici e la politica? Qual è l'influenza del contesto sulle scelte politiche di cittadini e leader? È possibile una teoria generale dell'azione collettiva? Quali rappresentazioni del contratto fra attori politici ed economici soggiacciono a un caso di corruzione quale quello che ha coinvolto Cusani? Come e quando i bambini e gli adolescenti sviluppano proprie concezioni politiche? La seconda parte del libro analizza, sempre dal punto di vista della psicologia sociale cognitiva, alcuni fenomeni politici particolari. Philip E. Tetlock si chiede quali dimensioni psicologiche abbia la politica internazionale, LucianoArcuri e Stefano Boca, nel mostrare i limiti delle metodologie di indagine tradizionali sul pregiudizio, propongono una scala di "pregiudizio latente" sulla quale non emergono differenze fra sostenitori della destra e della sinistra. Rosanna Trentin, Maria Grazia Monaci e Giorgio Nunia indagano sui significati psicologici della spettacolarizzazione della politica; Paolo Legrenzi, infine, indaga sul significato psicologico dei sondaggi e degli "exit poll".
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