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La psicoterapia come sfida esistenziale è il testo più recente di Gaetano Benedetti sul tema della psicoterapia delle psicosi: l'autore descrive la lotta drammatica fra lo psicoterapeuta, nella sua esistenza personale "totale", in cui confluiscono sapere, esperienza e umanità, e il paziente psicotico nella sua disperazione "universale e demoniaca", imprigionato nel gioco senza fine tra fusione e separazione. "Se ci si pone come psicoterapeuta", scrive Benedetti, "nelle fauci del drago, cioè nell'inferno del paziente, si può fare l'esperienza della fusione paziente-terapeuta, di quelle psicosi di transfert che creano ansia in alcuni psichiatri". La parziale simbiosi tra terapeuta e paziente, solitamente temuta come fonte di contaminazione, diviene il primum movens dell'intera attività psicoterapeutica. Il testo rappresenta l'elaborazione più avanzata del concetto di "psicopatologia progressiva": ai sintomi psicotici è attribuita una intenzionalità comunicativa attivata dalla dualizzazione dell'esperienza psicotica: il terapaeuta si identifica con il paziente attraverso vissuti empatici e ciò permette la controidentificazione del paziente con il terapeuta: la dimensione spaziale e temporale del terapeuta si articola con la fissità, la scissione, il delirio dello psicotico vivificandoli e trasformandoli; si configurano "soggetti transizionali" costituiti da parti del paziente e parti del terapeuta. Dalla "dualizzazione" inizia quindi un percorso "progressivo" che permette al paziente di esperire quelle differenziazioni tra simbolo e immagine, fra Sé e Mondo, che sono alla base della vita psichica.
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