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In quest'opera, la reliigione diventa produttrice di senso nel nostro essere-nel-mondo (1), in più, seguendo le orme di Pareyson, Dio assume in sè la contrapposizione e il negativo (2). Per quanto riguarda il primo punto, «Tutto, in una prospettiva religiosa, ha senso. Tutto: anche ciò che ripugna la coscienza morale, anche ciò che urta più profondamente la ragione, anche ciò che appare assolutamente scandaloso» (pp. 25-26). «perché tutto rinvia a una verità nascosta ma che vuole essere rivelata» (p. 26). Si tratta della verità escatologia che si dà e non si dà liberamente nel libero ascolto dell'uomo. Per quando riguarda il secondo punto, in Dio si pone la contrapposizione più grande, tra la vita e la morte, Ed è Dio stesso a morire. Ma Dio vive e ama attraverso la morte e la sofferenza. Anche l'uomo soffre e ama nell'ombra della morte; non si ama forse la persona che nella sua unicità esprime il suo lento passare? Ma se Dio muore allora è perché ama e ha scelto la vita, anche se la sofferenza e la morte rimangono un suo segno indelebile. Di fronte al nichilismo del nostro tempo, la libertà sacrale dell'essere puo realizzarsi, ma non possiamo darla per scontata, e qesta è la cifra del pensiero tragico di Givone, che ripropone in questo modo la sua "Storia del nulla".
consigliato
La lettura del saggio di Givone richiede un certo grado di attenzione, ma ricompensa lo sforzo. Mi risulta difficile offrirne un compendio in poche righe. I rimandi filosofici vanno da Kant e Hegel ad Habermas; un ruolo chiave è giocato anche da un romanziere, Dostoevskij, nella cui opera ritornano le domande chiave sul senso della vita e la natura del male. Le religioni prese in considerazione sono l’ebraismo e il cristianesimo, divise dalla Legge e dall’Amore. Semplificando, Givone riconosce un senso del sacro che nonostante le apparenze non si è dissolto e anzi è alla base dell’atto fondante di ogni cosa. Il sacro permette di distinguere ciò che è bene da ciò che è male, per certi versi precede (è) la voce di Dio, lo guida nel momento della scelta, la stessa cui è chiamato l’uomo. Per Givone il male non è un semplice accidente, un ostacolo da superare nell’evoluzione lineare verso il bene. Esiste e resta una potenzialità sempre presente, evocato dalla stessa libertà che chiama Dio e l’uomo a scegliere. Nella lettura proposta, Dio non offre una giustificazione al male, lo interiorizza, arrivando all’esperienza limite della negazione di Se’ nella morte del Figlio. Il tempo intermedio prima della rivelazione dell’Apocalisse è quello della mistificazione, dell’etica utilitaristica e della ragione che si pone come principio autosufficiente. L’uomo con l’ausilio della tecnica può violare il sacro, ma paradossalmente proprio in questo modo può ritrovarlo. Oppure arrendersi alla vittoria del nulla.
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