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Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2020
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Sei brevi saggi scritti fra marzo e giugno 2020, nati dall'attualità ma con un respiro universale.
La fragilità del corpo, la rimozione della morte, il valore del pubblico e del privato, il privilegio sociale e la sofferenza, l'uso del tempo, l'incontro con l'altro e i modi in cui ci mette in crisi e ci arricchisce: sono questi i temi su cui riflette Zadie Smith durante la primavera della pandemia e delle rivolte antirazziste negli Stati Uniti. Mescolando aneddoti personali, ricordi, suggestioni letterarie, idee politiche, non offre facili consolazioni o un semplice diario delle proprie emozioni, ma con la lucidità appassionata che da sempre contraddistingue la sua scrittura saggistica ci dà stimoli preziosi per un pensiero critico, solidale e fecondo in un momento così difficile della nostra contemporaneità.
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Lettura breve, ma intensa. Delle belle riflessioni sul periodo che abbiamo passato.
Una serie di saggi scritti da un’autrice di talento. Alcuni li ho trovati davvero interessanti, altri intrisi di riflessioni che non mi hanno lasciato niente. Apprezzo la causa per cui è stato scritto.
Z. Smith regala profonde riflessioni sulla nostra contemporaneita. Ha uno sguardo plurale ed acuto, chiama le cose con il proprio nome. Le sue parole sono al contempo delicate, amaramente ironiche e profonde. Esiste ed esisterà un prima e un dopo l'epidemia , molto verrà scritto su questa "strana e incontenibile stagione", su "che sognatori modesti siamo diventati", ma queste pagine sono piene di sensibilità, empatia. La loro sincerità è tale da leggermi dentro, tale che spesso ho pensato che avrei voluto scriverle io, esattamente così. L' autrice racconta i giorni sempre uguali, l' incertezza, l'alienazione, la paura, la solitudine, lo sconcerto, il pregiudizio. Queste righe mettono davanti agli occhi quanto la quotidianità stia cambiando, quanto sia necessario rivedere le priorità, senza mai trascurare il talento di ciascuno e ciò che è capace di donare agli altri per arricchirne l'esistenza. Ha chiesto anche a me: "Ti senti ancora più distante dal mondo? O il mondo, in queste nuove condizioni estreme, ti è finalmente venuto incontro?"
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