L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Promo attive (1)
«I ventitre giorni della città di Alba sono il primo capitolo di un unico grande libro fenogliano» – Davide Longo
Storie partigiane trattate con piglio disincantato, antiretorico, talora epico-burlesco; storie di Alba e delle Langhe, vicende sanguigne e beffarde, drammi di miserie antiche e di speranze impossibili: con quel suo linguaggio crudo, privo di ostentazione, con quel suo stile asciutto ed esatto, Fenoglio restituisce le prime cronache veramente sincere delle contraddizioni vitali della Resistenza e penetra il «mistero» della spietatezza dei rapporti umani. Con una Presentazione di Dante Isella e la cronologia della vita e delle opere.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
La visione della resistenza che esce da questo libro mi é sembrata molto sincera, quasi una pura cronaca degli avvenimenti e credo che mi abbia aiutato a capire meglio l'affermazione di un parente che sosteneva come fosse stato il periodo della sua vita nel quale aveva visto maggiormente i rancori personali trasformarsi in problemi politici. Mi ha colpito particolarmente il fatto che l'immagine del partigiano, quasi "eroico" nella sua lotta (male)armata contro la Repubblica ed i tedeschi, non sia idealizzata da Fenoglio, che, anzi, ci descrive delle persone, che, a parte l'età estremamente giovane, sono tutto sommato comuni. Quanto al valore puramente letterario dell'opera, non mi sono molto ritrovato nel modo di scrivere, ma anche questo libro dell'autore piemontese, come testimonianza di un epoca, vale appieno la lettura.
Sullo sfondo delle Langhe, ne "I 23 giorni" affiorano le costanti della lotta armata presenti in ogni movimento irredentista. La fucilazione dei prigionieri è uno dei topos più importanti. Nel racconto “Il trucco” Fenoglio descrive con levità e precisione la disputa tra due partigiani che si contendono l’orgasmo di giustiziare un sergente fascista ed accampano storie di turni e di diritti di precedenza. Al posto di “uccidere”, i due usano il termine gergale “scorciare”, che restituisce un sapore sartoriale e senza ulteriori fronzoli dà l’idea dell’importanza che attribuivano alla vita del prigioniero. Un’altra tipica impronta insurrezionale è costituita dalla giovinezza dei protagonisti. Vecchio Blister (vecchia pustola), il partigiano quarantenne condannato dai suoi alla fucilazione per aver rubato oro in una cascina di contadini, si considera un matusalemme. Il cesello maniacale sul testo realizza un rendimento letterario spettacolare, tale è la rarefazione delle parole e la loro potenza immaginifica. Per informarci che i civili si nascondevano nell’attesa dell’attacco da parte dei fascisti alla città occupata dai partigiani, Fenoglio scrive soltanto: “i civili s’incantinarono”. Il realismo, la ruvidità del linguaggio, la precisione della sintesi contribuiscono alla verosimiglianza ed agevolano l’immedesimazione del lettore, nascondendo la fatica dell’autore sotto una patina d’immediatezza che rende ogni pagina più avvincente della precedente. Fenoglio ha regalato alla letteratura italiana importanti modelli di concisione e di spontaneità.
L'esatto opposto di quello che solitamente definisco "bel libro". Apparirò antiquata, ma a me continuano a piacere il simbolismo, gli intrecci, l'approfondimento stilistico e terminologico, la ricercatezza, la poesia; tutto ciò qua è assente. E non è vero che è impossibile scrivere "poeticamente", e rispettando tutti i canoni che ho appena elencato, un libro dagli argomenti così crudi e realistici, come ho sentito dire da qualcuno; Pavese l'ha fatto. Sarò troppo drastica, ma sono contenta che la letteratura italiana del Novecento non sia rappresentata solamente da Fenoglio o da scrittori del genere, altrimenti avremmo continuamente l'impressione di un preoccupante quanto invalicabile degrado letterario, che ci farebbe rimpiangere Manzoni in eterno
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore