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Anno edizione: 2024
Anno edizione: 2022
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Le composizioni presenti in Eastern Sounds, del polistrumentista Yusef Lateef, contengono elementi di chiara derivazione orientale. Sono inoltre inclusi due brani tratti da altrettante pellicole cinematografiche di grande successo: Spartacus (1960) e La Tunica (1953). Si tratta dei pezzi più convenzionali dell’album e ne abbassano un poco il giudizio complessivo. A parte un Don’t Blame Me, dolcemente arrangiato in forma di ballad, e le due colonne sonore citate, la cui paternità cinematografica è manifesta nell’arrangiamento classicheggiante, tutto il resto deriva dalla penna di Lateef e costituisce la ragione per cui Eastern Sounds è così meritevole di attenzioni. Tra dediche alle figlie ed alla moglie, delicatissime atmosfere orientali, misteriose danze crepuscolari e richiami coltraniani, Lateef piega le esigenze della musica Jazz al suo fine, che è quello di indagare e curiosare tra le molteplici sfaccettature dei modi musicali levantini. Ne deriva un disco anomalo, teatrale, impostato quasi da disco di Classica, in cui si può ascoltare una forma di Jazz sotto diversi aspetti anticipatoria della World Music, che nel 1960 deve essere sembrata decisamente fuori dal coro ed anticonformistica. Lateef imbraccia il sassofono tenore, il flauto, l’oboe e lo Xun, flauto globulare di origine cinese, dal timbro morbidissimo. Circa la resa sonora, Eastern Sounds pare registrato due minuti fa. E ciò vi basti. Rudy Van Gelder si è superato. La dinamica spacca, c’è una batteria iperrealistica, il sassofono è lì con voi, la trasparenza è notevole. Trasferimento Full Analogue di Kevin Gray. Stampa RTI. Edizione audiophile di pregio. Voto artistico: 9 ½ Voto tecnico: 10
Recensioni
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