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Gli studi sulle origini e le prime fasi di sviluppo dei movimenti sindacali stanno tornando a occupare un ruolo importante nel panorama storiografico, dopo essere caduti per molti anni in una sorta di limbo, segnato dal marcato disinteresse non solo dell'opinione pubblica di massa, ma anche di larga parte degli stessi storici. Il merito è soprattutto delle celebrazioni per il centesimo anniversario della fondazione della Confederazione generale del lavoro (1906), in cui si è distinta in particolare la casa editrice romana Ediesse, promotrice tra l'altro, proprio l'anno passato, della ristampa di un volume fondamentale ma ormai pressoché introvabile: L'organizzazione di resistenza in Italia, di Renato Brocchi, uscito nel 1907 e ora riproposto con un corposo saggio introduttivo di Valerio Strinati.
Rientra in questo stesso filone il libro di Paolo Mattera (ricercatore dell'Università di Roma Tre), frutto di un approfondito lavoro di indagine anche in archivi sinora poco considerati, o usati assai meno di quanto meriterebbero: in primo luogo il fondo Rinaldo Rigola, conservato alla Fondazione Feltrinelli di Milano, ma anche l'archivio Ettore Reina (presso l'Archivio del lavoro di Sesto San Giovanni), le Carte Oddino Morgari conservate all'Archivio centrale dello Stato, l'Archivio storico della Società umanitaria di Milano, il Fondo Alessandro Schiavi dell'Archivio di Stato di Forlì, e altri ancora.
L'autore, sulla scorta del vivace dibattito di carattere critico-metodologico che ha caratterizzato in passato questo campo di studi (e del quale dà conto nell'introduzione), ha voluto evitare di scrivere una storia della CGdL intesa solo come storia dei suoi gruppi dirigenti e del dibattito che ne caratterizzò la nascita e i primi anni di vita, e ha tentato invece di ricostruire, più in generale, quell'insieme di esperienze, di pratiche associative, di culture dei conflitti sociali e di idee sul ruolo delle classi lavoratrici in una moderna società industriale, riassumibile nel concetto di "riformismo sindacale". Mettendone in luce anche le difficoltà, le contraddizioni e le aporie (che Mattera imputa in ultima analisi a un "pervicace approccio elitario" ai problemi sindacali da parte dei maggiori dirigenti della CGdL, a partire da Rigola, sempre diffidente verso la massa dei lavoratori non qualificati, refrattaria a organizzarsi in forme stabili e consolidate), ma indicandone al contempo anche i caratteri di modernità e per certi versi addirittura di anticipazione rispetto a esperienze successive del movimento operaio. Ne emerge così un quadro narrativo brillante e fittamente intessuto di acute considerazioni critiche, in cui si stagliano non solo personaggi più noti come Rigola, Angiolo Cabrini, Ludovico D'Aragona, ma anche figure assai meno conosciute quali Reina, Ernesto Verzi, o Fausto Pagliari, e nel quale spicca in particolare per gli elementi nuovi che apporta alla conoscenza della realtà sindacale di inizio Novecento il terzo capitolo, dedicato a Organizzazione e struttura della Confederazione, ricco di informazioni sul funzionamento concreto, quotidiano dell'associazione e sul "difficile mestiere del funzionario sindacale".
Il volume, d'altra parte, dimostra anche in maniera molto chiara come sia di fatto impossibile separare la storia sindacale dalla storia politica, giacché a ogni pagina, si può dire, le vicende degli scioperi e delle organizzazioni "di resistenza" finiscono con l'intrecciarsi in maniera strettissima con quelle del Partito socialista, rimandano continuamente alla lotta di correnti che tormentò il socialismo italiano lungo tutta l'età giolittiana, vedono i dirigenti sindacali confrontarsi costantemente (e spesso scontrarsi) con i vari Turati, Ferri, Lazzari, Arturo Labriola. A questo proposito, forse, avrebbe giovato al valore complessivo dell'opera un lavoro di confronto più diretto con i temi e i problemi storiografici riguardanti il socialismo italiano nel tardo periodo liberale, che qui talora restano invece un po' in secondo piano, in particolare nel paragrafo, peraltro assai interessante, dedicato al progetto di costituire un autonomo Partito del lavoro, coltivato senza successo dai dirigenti confederali attorno al 1908, ma risultato cionondimeno un elemento decisivo di accelerazione della crisi del Psi, che sarebbe poi sfociata nella "scissione" del 1912.
Il che non toglie, a ogni modo, che il libro di Mattera porti un contributo importante alla discussione su un periodo storico troppo spesso sottovalutato, negli ultimi anni, e che meriterebbe invece di essere ulteriormente indagato per comprendere meglio i caratteri di fondo della società italiana in una fase cruciale del suo processo di trasformazione economica, sociale e politica. Marco Scavino
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