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La storia di due persone nel pretesto di una amicizia.A.Gerbi (autodefinitosi “anarchico costituzionale”) e R. Mattioli nelle loro ricche frequentazioni: Croce, Einaudi, Sraffa, Amendola, Togliatti, Malagodi, Treves, La Malfa, Saraceno, ecc. tra banche e uffici studi. Gerbi ebreo coltivò la tensione etica, propensione al dubbio sistematico, gusto per lo studio, apprezzamento dei vincoli familiari, cultura, humour e persino piccole manie. Mussolini nel 1938 consolidò il fronte interno sull’ebraismo come nemico, non fu allineamento al nazismo.L’attributo di ebreo onorario era contro i borghesi ariani che in qualche modo rifiutavano la nuova politica del regime proteggendo gli amici israeliti (es.Turati,Bobbio, ecc.): assunse poi una connotazione spregiativa (Evola) anche nel pietismo:con forzatura semantica facendo coincidere i due epiteti.Gerbi va a Lima scrivendo libri di rilevanza internazionale. Nel 48 torna alla Comit sempre grazie a Mattioli. Il problema dei problemi è il c.d. credito finanziario cioè a M/L termine, inibito alle banche commerciali dalla legge bancaria del 1936. La programmazione economica è figmentum cogitationis. L’economia mista: espedienti mimetici e maschere sceniche che permettono la convivenza tra mano pubblica e iniziativa privata. La banca è la sacrestia del capitalismo: comportarsi con l’equilibrio del raziocinante e non del funambolo, come il sistema comanda, in un lavoro chiaro e privo della terminologia balorda dei c.d. “econometristi”. Intervistato Mattioli afferma: solo la gente che non sa vivere discrimina fra lavoro e hobby. Nessuna ora e tutte le ore sono subsecivae: l’ozio e il lavoro, a un certo livello, sono la stessa cosa. L’uomo, non si può dividere. Questo il succo del suo proverbiale “umanesimo” nella combinazione di esperienza, di intuizione e di pietas. Mattioli pensava di esprimersi in parole, in realtà parlava per «ideogrammi stenografati» metafora che gli piaceva, Personaggi di altri tempi, di altre altezze.
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