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La ragazza di prima - J. P. Delaney - copertina
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ragazza di prima

Descrizione


Ci sono momenti in cui sento di non essere sola. Dicono che sto diventando paranoica, eppure questa sensazione persiste. Chi era la ragazza prima di me?

“La ragazza di prima ha un ritmo incredibile e il tocco geniale di tenere fino all’ultimo in bilico il destino drammatico di suoi personaggi.” - The New York Times

Con quest'uomo ci andrei a letto. Gli ho detto poco più che buongiorno, eppure la parte più segreta di me, quella che sfugge al mio controllo, ha già espresso il suo giudizio. Lui mi tiene aperta la porta della sala riunioni e persino questo piccolo gesto di cortesia mi sembra carico di significato. Non posso credere di essere a un passo, un solo piccolo passo, dall'aggiudicarmi la casa che lui, Edward Monkford – un innovatore, un architetto riservato e profondo –, ha progettato e realizzato in Folgate Street, civico 1, Londra. Una casa straordinaria. Un edificio che coniuga l'avanguardia europea ad antichi rituali giapponesi. Design minimalista di pietra chiara, lastre di vetro insonorizzate e sensibili alla luce, soffitti immensi. Nessun soprammobile, niente armadi, niente cornici alle finestre, nessun interruttore, nessuna presa elettrica. Un gioiello della domotica, dove tutta la tecnologia è nascosta. Una casa che però ha le sue regole, il Regolamento come lo chiamo: se diventerà mia non dovrò soltanto rinunciare a tappeti, fotografie alle pareti, piante ornamentali, animali domestici o feste con gli amici, ma dovrò plasmare il mio carattere, accettare una concezione della vita in cui il meno è il più, in cui l'austerità e l'ordine sono la purezza, e la sobrietà la ricompensa. Perché lui vuole così, perché lui è così. Ha voluto sapere tutto di me, mi ha chiesto un elenco di tutte le cose che considero essenziali per la mia vita. Dicono che quest'uomo, dai capelli di un biondo indefinito e dall'aspetto poco appariscente, con gli occhi di un azzurro chiaro e luminoso, sia un architetto eccezionale perché non cede a nessuna tentazione. Tuttavia, la casa è già stata abitata, una volta. Da una ragazza della mia stessa età, quasi una mia gemella, mi hanno detto. Anche lei, come me, non insensibile al fascino di quest'uomo. Una ragazza che tre anni fa è morta. In questa casa.
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Dettagli

2017
4 aprile 2017
389 p., Rilegato
9788804674818
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Indice

È un appuntamento molto grazioso, dice l'agente in un tono apparentemente entusiasta. La zona è comoda. E poi c'è quella porzione di tetto che potrebbe diventare una specie di patio, sempre che il padrone di casa sia d'accordo. Carino, concorda Simon, evitando di incrociare il mio sguardo. Appena entrata, mi ero accorta subito che l'appartamento non andava bene, con quei due metri di tetto, quasi una terrazza, che si protendevano sotto una delle finestre. Anche Simon lo sa, ma non vuole dirlo all'agente immobiliare, o almeno non ancora. Potrebbe sembrare uno sgarbo. Chissà, forse spera che, ascoltando ancora per un po' le stupide chiacchiere di quel tizio, io cominci a vacillare.

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Marina
Recensioni: 1/5

Era un sacco di tempo che non trovavo un libro così scipito. Ingredienti: un pizzico di 50 sfumature, un tot di banale narcisismo, un tocco di psicothriller, mescolare bene fino a formare grumi ed ecco la zuppa servita. Sconsiglio

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CB87
Recensioni: 3/5

L'autore ci mette a disagio fin dalle prime pagine, ripercorrendo in maniera parallela le storie (molto simili) delle due ragazze Emma e Jane, che accettano una serie di regole oppressive pur di vivere nella casa dei loro sogni. Un buon thriller domestico, dove niente é come sembra.

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dublino80
Recensioni: 4/5

Terminato in meno di 24 ore. Avvincente i personaggi hanno tutti un lato oscuro e l' alternare la narrazione nei capitoli ieri oggi rende il libro molto avvincente. Mi ha solo un po' scocciato la passione per la cucina giapponese dell' architetto un po' modaiola e le telecamere danneggiate di governance. Cmq bel libro.

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Voce della critica

«Freud parlava di coazione a ripetere. È un modello secondo il quale una persona mette in atto continuamente lo stesso psicodramma sessuale con gente diversa, a cui attribuisce sempre lo stesso ruolo. A livello conscio, ma anche inconscio, questa persona spera di riscrivere il finale [...] Inevitabilmente però sono le stesse pecche e gli stessi difetti che lei apporta alla relazione a mandarla a rotoli.»

C’è un prima. “Prima” è il tempo della bella Emma Matthew, che accetta di sottoscrivere un contratto di affitto di mille e complicate clausole per poter vivere a Londra, Folgate Street 1, la casa minimal, supertecnologica e vagamente inquietante progettata dal genio dell’architettura Edward Monkford. Lui è bello, ricco, di successo, ossessionato dall’ordine e dalla perfezione; in aggiunta, un amante focoso con manie di controllo non indifferenti, un po’ à la Mr. Grey. Emma sta con Simon, il gentile e premuroso Simon, ma è facile intuire con chi deciderà di condividere l’altra metà del letto.

Ma c’è anche un dopo. “Dopo” infatti è il tempo di Jane Cavendish, nuova inquilina fissa nella casa. E lei, strano ma vero, fisicamente assomiglia moltissimo a Emma; come lei ha appena subito un trauma (Emma è stata derubata e stuprata, Jane ha appena avuto un aborto); come lei, ovviamente, non è per nulla insensibile al fascino di Monkford. Nel mezzo, invece, c’è l’avvenimento discriminante, quello che ha portato al passaggio delle chiavi di Folgate Street 1: la morte di Emma, ancora senza una spiegazione, quasi una macchia di sangue su quelle superfici altrimenti perfette. Ma volendo ci sarebbe anche un “ancora prima”, visto che anche la morte della moglie e del figlio di Edward è avvenuta in circostanze decisamente poco chiare…

Questo fa sì che sia tutto il romanzo sia attraversato dal continuo parallelismo tra il “prima” e il “dopo”, un loop continuo che investe piani temporali e punti di vista diversi in cui su tutti domina lui, Edward, che con le due donne ripete sempre lo stesso maniacale copione (frasi a effetto, museo, ristorante, collana di perle) e che per questo non smetterà di farvi accapponare la pelle per tutta la durata della storia. E lo farà anche la sua splendida e meravigliosa casa, costruita a sua immagine e somiglianza, che conosce (e a volte controlla) le sue inquiline come il peggiore degli stalker.

Ed è infatti il tentativo di Jane per uscire da questo labirinto di specchi il vero motore della trama, quello che si trascina dietro il lettore dietro ogni angolo e ogni porta nascosta, in un luogo dove morte e vita, verità e menzogna si confondono continuamente. Un equilibrio precario, dove il bandolo della matassa è particolarmente sottile, difficile da individuare. Sottile, in effetti, come un filo di perle.

Recensione di Elena Malvica

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