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Scimmiottamenti pseudointellettuali assolutamente inverecondi. Mr. Rossi di Evola ne ha compreso solo l'ottuso pregiudizio esercitato da decenni dal democraticismo politichese ipocrita dal dopoguerra ad oggi Un testo dozzinale e pateticamente superato.
Il problema della razza così come la intendiamo noi, per Evola non sussiste; il suo razzismo - o meglio la sua idea di razza - è già contenuto tutto nelle opere precedenti a "Sintesi di una dottrina della razza" e "Il mito del sangue": già in "Rivolta contro il mondo moderno" ma anche in "Teoria dell'individuo assoluto" e "Fenomenologia dell'individuo assoluto" vi è tutto il razzismo evoliano, ossia la concezione di un tipo umano differenziato. E' questo che sfugge a Scipione Rossi: la razza dello spirito non è una maschera al razzismo-vero-e-proprio ma la natura dell'individuo assoluto, ossia il cardine della filosofia evoliana.
Recensioni
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A destra il libro è passato inosservato, ovvero ha avuto qualche recensione critica. Et pour cause
L'autore, un intellettuale organico della destra di An, propone di relegare in soffitta l'autore più celebrato dell'area. Nelle prime pagine, Rossi confessa di non avere subìto in gioventù il riferimento è alla prima metà degli anni settanta l'influenza del pensiero evoliano, essendo legato a una visione più pragmatica e meno ideologica della destra. In ogni caso, non si governa con Evola; così Rossi propone la sua Fiuggi culturale: "Il problema è quanto il suo catastrofismo apocalittico quel suo torcicollo metastorico sia compatibile con una destra moderna e modernizzatrice, politicamente riformista e non reazionaria, pragmatica e non ideologica". Ben detto. C'è un secondo motivo che rende il saggio interessante. Per decretare l'abbandono di Evola, Rossi affonda il coltello nella parte più delicata non per la storiografia, ma per gli evolomani del corpus teorico-politico evoliano, il suo razzismo, che a destra hanno reso sempre periferico. Insomma, sembra suggerire Rossi alla destra, Evola non è presentabile perché razzista. Del resto, Rossi considera appunto una "leggenda", come recita il sottotitolo, il razzismo dello spirito. Questo mira non al superameto dell'impostazione biologica, bensi alla sua "integrazione". Il che significa che non era un razzismo esattamente contrario a quello nazista, come hanno sempre preteso i suoi estimatori, ma "più raffinato ed efficace, nel quale sono malcelate dietro fumogeni lessicali le suggestioni della concezione della razza in voga all'epoca del romanticismo e del darwinismo sociale". Anche qui ben detto. Abbiamo citato dal sottotitolo; ma forse migliore è il titolo: quello di Evola proprio per le sue pretese spiritualiste fu un razzismo totalitario; come, è il caso di aggiungere, qualsiasi posizione antisemita.
Francesco Germinario
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