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Anno edizione: 2022
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Un’opera che ha rivoluzionato il modo di immaginare e comprendere i fenomeni artistici e letterari, liberandoci dall’illusione di una cultura separata dai funzionamenti sociali osservabili scientificamente.
Cosa fa di un’opera d’arte un’opera d’arte e non un oggetto qualsiasi? Cosa fa di un artista un artista, e non un artigiano o un pittore della domenica? Chi, in altre parole, ha creato “il creatore” in quanto produttore riconosciuto di feticci?
Un esordiente è sempre un eretico poiché introduce un elemento di novità in un campo che ha le sue regole e tradizioni. Per la letteratura occidentale, il XIX secolo ha segnato il momento in cui questa dinamica si è resa più evidente, perché è allora che essa ha assunto quella conformazione di «campo di produzione» autonomo che si è mantenuta stabile fino ai giorni nostri: l’idea che non esistano enti esterni che dettino di che cosa si debba scrivere e che, invece, il riconoscimento e la consacrazione di un artista letterario siano materie esclusivamente di dibattito interno, appannaggio di critici, intellettuali e editori. Da lì in avanti la letteratura è diventata un gioco chiuso in se stesso, comprensibile davvero solo a chi vi partecipa.
In Le regole dell’arte, Pierre Bourdieu sistematizza e mette in pratica due dei suoi più noti strumenti metodologici per indagare i rapporti tra arte e uomo: quello di «campo», inteso come principio di organizzazione sociale, e quello di «habitus», ovvero l’insieme delle disposizioni e pratiche rappresentative di un gruppo. Partendo dalla pittura del Quattrocento e procedendo poi con un’approfondita analisi della letteratura francese dell’Ottocento – in particolare di Gustave Flaubert, Charles Baudelaire ed Émile Zola –, mostra come non sia sufficiente conoscere le origini sociali e le disposizioni individuali di un autore per poterne comprendere le scelte artistiche, ma che ogni artista si muove sempre all’interno delle possibilità espressive del suo proprio campo.
Forte dello sguardo scientifico che rivolge alla storia della letteratura e della filosofia di Husserl, Heidegger e Marx, in quest’opera seminale Bourdieu mette in discussione in modo nuovo la concezione sacrale di una cultura che si vuole raccontare come «pura», e evidenzia le norme sociali implicite che regolano i modi in cui essa viene prodotta e ricevuta. Il suo è il tentativo di descrivere in modo definitivo il complesso rapporto tra arte e società e il ruolo dello studioso in esso: un obiettivo ambizioso che, fra le sue pagine, si fa rivoluzionario.
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