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recensione di Mancia, M., L'Indice 1994, n. 6
La teoria della mente per la psicologia e la psicoanalisi ha sempre oscillato tra un modello pulsionale, dominato dagli istinti o pulsioni, cioè dai bisogni e dai desideri, e un modello interattivo e relazionale, dove il ruolo essenziale nello sviluppo della mente infantile è affidato all'ambiente e alle persone più significative che sono in relazione con il bambino. La relazione più importante nel modello relazionale non può che essere quella con la madre. Con questa il bambino stabilisce una relazione diadica all'interno della quale "si struttura ogni aspetto dell'immaginazione del Sé e dell'oggetto in un particolare contesto affettivo". Questa operazione è nella realtà molto complessa e legata a molte modalità che sono finalizzate all'organizzazione di uno spazio metaforico chiamato "mondo interno" in cui si organizzano degli oggetti in relazione tra loro. Sono questi gli "oggetti interni" di cui parla la psicoanalisi: nella relazione analitica il transfert è dominato dalla loro proiezione sulla figura dell'analista. Nella primaria relazione madre-bambino ciò che è intersoggettivo (tra madre e bambino) diventa parte di un'organizzazione stabile dell'apparato psichico cioè diventa intrapsichico. Una volta riportato nelle relazioni con il mondo estemo, quello che è intrapsichico ritornerà a essere interpersonale. Ed è su questo continuo oscillare tra mondo interno e realtà che si fonda il metodo psicoanalitico che dalle parole risale alle rappresentazioni e dall'interpersonale risale all'intrapsichico più arcaico.
Althea J. Horner, in questa sua raccolta di scritti, spiega con chiarezza come il bambino nella sua primaria relazione con la madre si costruisca delle rappresentazioni interne di questo "oggetto" dominate da affetti. Sono queste che costituiranno la base per la formazione e la vita delle fantasie. Tutto ciò appare di grande rilievo se si pensa che le libere associazioni e gli stessi sogni non sono che parti del gioco delle fantasie. Esse dunque rimandano a loro volta alle rappresentazioni relazionali investite di affetti che le hanno prodotte.
Nella costruzione del mondo psichico esistono numerosi processi che alimentano il mondo delle fantasie. Tra questi, di particolare importanza è quello dell'attaccamento studiato da Bowlby, un fenomeno al confine tra biologia e psicologia e che permette al bambino di vivere i suoi primi rapporti interpersonali, le prime esperienze sensoriali e affettive e i primi lutti. Sarà l'elaborazione e trasformazione simbolica di queste esperienze a costituire il senso della propria identità di ogni individuo.
Al diciottesimo mese circa il bambino andrà incontro a una delle esperienze più traumatiche: quella della separazione dalla madre che sarà fonte di angoscia e costringerà il bambino a un fenomeno oscillante, dalla Horner definito di riavvicinamento inteso come "movimento alternato con cui il bambino si allontana dalla madre e ritorna da lei per un rifornimento emotivo".
Naturalmente non va trascurato in questo complesso processo il ruolo del padre che si inserisce sia nella relazione diadica sia nel momento più cruciale dell'Edipo e quindi quando la relazione diventa triodica. In questo momento l'invidia e la gelosia possono diventare molto evidenti e creare sentimenti di ostilità per i genitori. Questi, insieme ai sentimenti di amore, saranno alla base dell'ambivalenza che dominerà, da quel momento, ogni sua relazione con l'altro.
Con l'affacciarsi del dramma edipico, il bambino e la bambina, attraverso la dis-identificazione materna e l'identificazione con il padre, acquisiranno una loro progressiva identità sessuale. È della bambina il compito di ri-identificarsi successivamente con la madre per acquisire le caratteristi. che più adulte della sua identità di donna. Questi processi identificatori di tipo proiettivo e introiettivo sono dominati dalla scissione e da momenti di idealizzazione e di negazione che verranno a costituire delle difese con cui l'individuo affronterà la realtà e le frustrazioni che da essa derivano in ogni momento della sua vita. Di qui l'interesse di questo discorso per la psicoanalisi dal momento che, partendo dai sistemi di significazione più specifici (linguaggio) lo psicoanalista potrà risalire alle rappresentazioni affettive più arcaiche delle prime relazioni del soggetto con i suoi genitori e operare per un'eventuale loro trasformazione.
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