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Mescolando storia delle sottoculture, psicogeografia e romanzo di formazione, e annaffiando il tutto di scienza alchemica e fantahorror lovecraftiano, Remoria è una lunga lettera d'amore che dalla Centocelle del coatto sintetico Ranxerox viene indirizzata a tutte le periferie del pianeta, nel tentativo di far riemergere la città che potrebbe essere e che (ancora) non è.
«Mattioli è uno dei migliori critici musicali della sua generazione» – Il Venerdì
«Valerio Mattioli immagina una città-fantasma, Remoria, che sarebbe nata se Remo avesse vinto: è il rimosso dimenticato, la minaccia incombente di "catastrofe"» – Robinson
«Un saggio originalissimo che mantiene un passo sovversivo edificando una lingua tra l’accademico e l’underground» – La Lettura
Remoria è la città che sarebbe sorta se al posto di Romolo, nella leggenda di fondazione fratricida, a vincere fosse stato Remo. È il negativo occulto di Roma, il rimosso che aleggia perenne e che preme per tornare in superficie. Remoria non dovrebbe esistere eppure è in continua espansione: erode i confini, ribalta le gerarchie e dissolve la logica della fu Città Eterna. Perché la logica non può rendere conto di quell'immensa parte di Roma che sta fuori dal centro: la razionalità non può spiegare il Grande Racconto Anulare, la «borgatasfera» che si addensa delirante per chilometri su entrambi i lati dell'anello autostradale, le tribù di giovani mutanti che nascono in mezzo a quel niente e cambiano tutto. Raccontare Roma oggi pare un'impresa disperata, non c'è narrazione che possa contenerla. Valerio Mattioli rovescia dunque la prospettiva: parte dal fantasma, dal doppio indicibile delle sue periferie per plasmare una mitologia parallela, che inizia nella Ostia di «Amore tossico», passa per la nascita delle bande metropolitane, attraversa la stagione dei rave party, e atterra in un presente dominato da rovine piovute dal futuro, discariche e campi rom. Mescolando storia delle sottoculture, psicogeografia e romanzo di formazione, e annaffiando il tutto di scienza alchemica e fantahorror lovecraftiano, «Remoria» è una lunga lettera d'amore che dalla Centocelle del coatto sintetico Ranxerox viene indirizzata a tutte le periferie del pianeta, nel tentativo di far riemergere la città che potrebbe essere e che (ancora) non è.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Avevo grandi aspettative su questo libro, ahimè rimaste deluse. Immaginate un titolo che parte dagli albori della fondazione di Roma ma si concentra poi su nemmeno un quindicennio tra la fine degli anni 70 e metà degli anni 90. In un miscuglio di lezioni di architettura, esoterismo, richiami al defunto assessore visionario Nicolini, scopriamo attraverso l'autore che tutte le sottoculture di Roma si sono originate sulla via Casilina e, nello specifico tra Torre Maura e Centocelle. Scopriamo ad esempio che i Centocelle City Rockers, gruppo punk di quartiere del tutto marginale, abbia più o meno influenzato la maggior parte dei giovani borgatari o che il SAT (luogo di prevenzione, assistenza e cura della tossicodipendenza) di Centocelle sia il monumento più visitato e importante di Roma. Una presa di posizione troppo parziale, per quanto sia apprezzabile amare le proprie origini ed il quartiere da cui si proviene, ma è del tutto forzato spostare tutto ciò che Roma ha prodotto di sottocultura in un quartiere. Perché Roma è stato altro e non è vero che tutto sia nato in periferia. Non è vero che al Piper andavano solo i pariolini ma anche i giovani da Villa Gordiani. Oppure i punk che non sostavano solo sul muretto di Centocelle ma addirittura a Piazza di Spagna, sulla scala di Trinità de' Monti vicino alla nobile sala da tè Babington. E che i Mods, del tutto ignorati, frequentavano Piazza Capranica. E tanti locali omessi o dimenticati. Mi sarei aspettato di più da un libro il cui titolo prometteva bene.
Mi piace molto il modo in cui scrive Valerio Mattioli. Può parlare di musica, di movimenti culturali, di esoterismo, di alchimia, di non luoghi, di toponomastica o di orifizi anali e lo trovo sempre interessante. E in effetti il suo ultimo libro parla di tutto questo, e di molto di più. Un grimorio per invocare le entità che popolano – e hanno popolato - i luoghi di Remoria, la non-città che sarebbe sorta se avesse vinto Remo, basata sulla contrapposizione con la Roma quadrata della leggenda ufficiale (la Roma romulana). Ma anche se Remoria non è mai esistita e continua a non essere, la sua influenza occulta sulla città ufficiale è tangibile e viene documentata nelle pagine del libro. Libro che è anche una guida psicogeografica per fare un viaggio nel tempo nella borgatasfera romana, non-luogo, o meglio, luogo generato da una negazione, che ha il suo onfalo nel Grande Raccordo Anulare. Un racconto fantastico, a tratti horror, a tratti cyberpunk, che alterna Lovercraft a Deleuze, Lautréamont a Spare, e che parla (più o meno e non solo) di Salò, Amore Tossico, l’Imperatore di Roma, i Centocelle City Rockers, i dark, i rave e i traveller, i centri sociali, i coatti, Ranxerox e il Truceklan. Insomma, un oggetto che, per fortuna, è difficile da raccontare e identificare, ma che sicuramente vale la pena di leggere.
Recensioni
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