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La riforma costituzionale della giustizia presentata dal ministro Alfano e approvata dal Consiglio dei Ministri non nasce dal nulla e non è un reato. Non è un capriccio, né una punizione o una controriforma. È stata reclamata dalla grande maggioranza dei cittadini che ha dato la sua fiducia al governo Berlusconi ed è attesa da un Paese che dopo centocinquant’anni di unità aspetta finalmente di diventare una democrazia moderna. Nasce dall’osservazione di come i meccanismi che regolano il funzionamento della giustizia italiana si siano deformati nella pratica quotidiana. Dalla convinzione che in un sistema-Paese che evolve verso la maturità sarebbe da irresponsabili lasciare indietro uno dei pilastri sui quali si fonda la possibilità di una democrazia di definirsi “democrazia dei moderni”.
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