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Il territorio oggi compreso tra le provincie di Rimini, Forlì-Cesena e Ravenna fu scelto dagli alleati nel maggio 1945 quale area di internamento per un cospicuo numero di soldati dell’esercito tedesco, catturati nelle aree pedemontane alpine in seguito alla capitolazione della Germania. Sulla costa adriatica venne così a crearsi quella che fu, a ragione, denominata «Enklave Rimini», un sistema complesso che comprendeva non solo oltre una decina di campi di prigionia, ma anche tutta una serie di infrastrutture complementari atte a garantire il sostentamento e a soddisfare i bisogni primari degli internati. Tra il 1945 e il 1947, nell’Enklave venne ospitato un gruppo di prigionieri e prigioniere estremamente eterogeneo, sia sotto il profilo del ruolo da essi svolto nel conflitto che della loro appartenenza nazionale. Uno degli aspetti certamente più interessanti dell’Enklave è rappresentato, inoltre, da quello che risulterebbe essere un primo tentativo di denazificazione e democratizzazione dei prigionieri tedeschi su suggerimento britannico, tentato innanzitutto attraverso le pagine del giornale del campo, «Die Bruecke», scritto e pubblicato dagli stessi prigionieri. La ricerca su questo importante capitolo italiano ed europeo a lungo ignorato o trattato esclusivamente dalla storia e dalla memorialistica locale, ha recentemente assunto un respiro più ampio inserendosi nel dibattito internazionale anche grazie alla consultazione di fonti sinora inedite conservate negli archivi tedeschi.
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