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Valeria Usala ha scelto di dare voce a una donna dimenticata, una donna che ha deciso di resistere contro tutto e tutti. Una giovane autrice rompe il silenzio che avvolge una storia che ha molto da raccontare. Una storia in cui la Sardegna è protagonista attraverso la sua natura, le sue leggende e le sue contraddizioni. Una storia di coraggio e rinuncia. Una storia di amore e potere. Una storia di rinascita e di speranza.
«"La rinnegata" colpisce dritto al cuore. Valeria Usala restituisce storia e memoria a un personaggio femminile che non dimenticherete mai più» – Nadia Terranova
Siamo l'inerzia di un fiore reciso; il vigore nelle sue radici, trapiantate in terre straniere. Siamo l'impeto di un fuoco ardente; la quiete nelle sue ceneri, raccolte in cumuli sparsi.
Senza un uomo accanto, una donna non è nulla. Teresa ha sempre sentito l’eco di questa frase, come il vento durante la tempesta, ma non ci ha mai creduto. Lei che è quiete e fuoco, rabbia e tenerezza, lotta contro il pregiudizio da quando è nata. Rimasta orfana, non ha avuto nessuno a proteggerla dalla propria intelligenza, oltre che dalla propria bellezza. Un intero paese la rinnega, impaurito di fronte alla sua indipendenza, alle sue parole e alle sue azioni. Perché in fondo sono solo queste a renderla diversa dalle altre donne. Neanche aver creato una famiglia con l’uomo che ama ha messo a tacere le malelingue e i pettegolezzi. Nessuno crede che la sua fortuna, derivante da un emporio e una taverna che ha costruito e gestisce con le sue forze, sia frutto di fatica e tenacia. Ma le voci sono sempre rimaste solo voci, anche quando a rispondere a tono è Maria, la bruja del villaggio, che vaga per le strade senza una meta precisa. Quando tutto cambia, Teresa deve difendere ciò che ha conquistato e dimostrare che può farcela da sola. Che non rinunciare a sé stessa significa essere libera. Vuole dare a quel vento, pieno di parole feroci, un afflato nuovo; ma il pregiudizio è forte e saldo, come una radice ancorata alla terra. Non capitava da anni che un esordio venisse accolto con tanto entusiasmo dalle libraie e dai librai che l’hanno letto in anteprima. Valeria Usala ha scelto di dare voce a una donna dimenticata, una donna che ha deciso di resistere contro tutto e tutti. Una giovane autrice rompe il silenzio che avvolge una storia che ha molto da raccontare. Una storia in cui la Sardegna è protagonista attraverso la sua natura, le sue leggende e le sue contraddizioni. Una storia di coraggio e rinuncia. Una storia di amore e potere. Una storia di rinascita e di speranza.
Brlla lettura, anche se in svariati punti dà la sensazione di essere una stesura intermedia, e non finale. Ci sono una serie di dubbi ai quali il lettore non trova risposta. Alcuni fatti non combaciano, altri non hanno senso logico, se non letti forzatamente. La storia di per sè bella e leggibilissima. Scorrevole e lodevoli le descrizioni sapienti fatte dall'autrice che proiettano dentro un panorama visivamente pieno e molto godibile. Interessante la caratterizzazione di alcuni personaggi anche se non approfondita. Si resta un po' delusi da alcune parti.
Teresa, anzi ''Teresi' capelli neri e occhi color del miele'', è la neo-eroina letteraria byroniana che apre le danze de' ''La rinnegata''. Volitiva, indipendente, determinata; tra piaghe sociali, ferite psicologiche, scottature esistenziali giura fedeltà a sé stessa. La trama ruota intorno a una vicenda personale e familiare su cui si innervano concezioni ataviche, desiderio soggettivo di rivalsa, vita paesana grama e routiniera. Teresa polarizza l'interesse su di sé. Contro di sé. Già: è invisa, presto diviene preda degli sguardi maschili come dell'infida gelosia femminile. Non parte, però, una vera e propria inquisizione popolare: prevalgono gli insani istinti vampireschi dei pettegolezzi dentro e fuori il caseggiato di Lolai (lungo i viali di limone, i selciati percorsi dai carri, i camini fumanti). Tanto insane, le maldicenze, che paiono cambiare il volto al nucleo abitativo, fino a quando lo stesso assumerà coloriture amare e sardoniche, insopportabili eppure salvifiche. In una realtà percorsa dalla staticità vittimistica e patriarcale, è risaputo, non possono coesistere: esercizio dell'ars amatoria e capacità imprenditoriale declinate al femminile. I personaggi, fisicamente e psicologicamente tratteggiati con acutezza, diventano rappresentativi di un passato che risorge, in virtù di una loro indole tenace, di un'onesta laboriosità e di un legame identitario a carattere locale, culturale e cultuale. L'opera prima di Valeria Usala esplora, con docile malinconia, i tracciati etnografici sardi, la mitologia legata alla figura della donna-strega: la ''Bruja''; ugualmente, la scrittrice scardina le dualità tra apologismo religioso e simbolismo magico-pagano. Anche il lettore più avulso da una così peculiare ambientazione, leggendo empaticamente e avidamente tra le righe, si sentirà come catapultato in un mondo la cui fascinazione risulta essere inestinguibile.
Romanzo d'esordio dell'autrice, mi è piaciuto per le descrizioni accurate e non pedanti, la protagonista rimane nel cuore per la forza e per la determinazione mostrata, oltre che per la dolcezza nella parte finale.
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