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scheda di Revelli, M., L'Indice 1992, n. 4
(scheda pubblicata per l'edizione del 1991)
Coriat ha dedicato l'intero suo percorso intellettuale al tema dell'organizzazione del lavoro e delle sue metamorfosi. Aveva incominciato con il fondamentale "La fabbrica e il cronometro" (Feltrinelli, 1979): un'analisi sistematica del modello fordista-taylorista e della produzione di massa. Aveva proseguito con "L'atelier et le Robot" (1990), sugli effetti dell'innovazione elettronica su quel modello produttivo. Ora concentra l'attenzione sulla rivoluzione "giapponese" e sulla transizione dalla produzione di massa alla cosiddetta "produzione snella". In essa Coriat coglie il segno di un passaggio paragonabile a quello che all'inizio del secolo segn• l'avvento del taylorismo: così come quello aveva avuto in Taylor (e nel suo "Principles of scientific management") il proprio profeta, allo stesso modo la rivoluzione produttiva in corso ha in T. Ohno, il mitico ideatore del "sistema Toyota" (e nel suo "Lo spirito Toyota"), il proprio fondatore. Alla base della transizione dal taylorismo all'ohnismo lo stesso problema: il comando sulla forza-lavoro. Ma mentre in Taylor, e soprattutto nel fordismo, questo avveniva in condizioni di mercato in espansione, sulla base di un processo di massificazione della produzione e di standardizzazione del prodotto, nell'ohnismo il problema diventa massimizzare la produttività in condizioni di restrizione della domanda e di differenziazione del prodotto. Mentre Ford poteva razionalizzare crescendo, il modello giapponese deve razionalizzare contraendo costi e soprattutto manodopera, attraverso le tecniche più raffinate (l'uso degli stock in funzione di rilevatori di eccedenze e di inefficienze, il jast in time e il metodo Kan-Ban, ecc.). Coriat analizza i caratteri di "modello" del metodo giapponese al fine di cogliere gli elementi generalizzabili (pur con le inevitabili specificità) e quelli specificamente locali, sviscerandone sia la filosofia produttiva che il contesto sociale, politico e culturale. Estende l'osservazione al contesto esterno, al sistema degli appalti giapponese e al mercato del lavoro, per tentare infine una proiezione futura, volutamente ironica nel suo ottimismo di principio: se l'ohnismo può essere concepito come un modo di "pensare all'inverso" ("Penser è l'envers" era il titolo originale del volume) rispetto al taylorismo, perché non potrebbe essere diffuso in occidente "pensando all'inverso" rispetto al modello giapponese: cioè, per una volta, democratizzando la produzione?
Questo saggio parte dalla raccomandazione di Ohno, direttore della Toyota, che è alla base dei nuovi principi di organizzazione del lavoro: «pensare al contrario» l'eredità lasciata dal taylorismo e dal fordismo. Si svelano e si ripercorrono nelle linee essenziali gli insegnamenti dei giapponesi analizzando le innovazioni introdotte in azienda, le nuove forme di divisione funzionale del lavoro, gli accordi che regolano i rapporti tra le imprese. è possibile trasferire il modello giapponese in altre realtà culturali? O questi concetti e queste prassi di organizzazione del lavoro fanno del Giappone un caso unico e non trasferibile? L'autore enuclea ciò che è "universale" nel modello giapponese e riflette sulle condizioni che possono consentire l'applicazione di quei metodi innovativi nelle nostre realtà. Sollecitare l'individuo ad una maggiore capacità di innovare, fondamento del modello aziendale in Giappone, è legato a sistemi salariali e formativi, ad un sistema di relazioni industriali, ad una distribuzione sociale delle risorse. Sistemi dl cui Coriat mostra l'intimo nesso con l'efficacia del modello organizzativo giapponese. Ma non è soltanto una questione di produttività economica: è anche qualcosa di altrettanto essenziale e cioè la democrazia nei rapporti di lavoro, per passare dal "coinvolgimento sollecitato" al "coinvolgimento negoziato".
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