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Questo ennesimo exploit letterario di Whitehead non è solo un esilarante dramma morale mascherato da poliziesco: è anche un romanzo sociale su razza e potere. Ma è in primo luogo una lettera d'amore nella quale Harlem – animata da una sfilata dickensiana di personaggi colorati e originalissimi – ha la stessa vivacità e ricchezza della Dublino di Joyce.
«Dopo due premi Pulitzer, il successo della serie tratta da "La ferrovia sotterranea", e le grandiose incursioni narrative negli orrori dello schiavismo e del razzismo, ecco "Il ritmo di Harlem". Il Colson Whitehead che non ti aspetti» – Giancarlo De Cataldo, Robinson
Per i suoi clienti e vicini su 125th Street, Ray Carney è un commerciante serio: sgobba da bravo padre di famiglia nel suo negozio dove vende mobili a prezzi contenuti. Sua moglie Elizabeth aspetta il secondo figlio e, sebbene i suoceri non mostrino di apprezzare granché il fatto che la figlia e i nipoti vivano in un piccolo appartamento vicino ai binari della sopraelevata, Ray sembra soddisfatto così. Ma dietro questa apparente normalità si aprono delle crepe: sono in pochi a sapere che suo padre era un membro piuttosto temuto della criminalità locale. Per giunta, con tutti quei divani venduti a rate, i soldi cominciano a scarseggiare. Per cui, se suo cugino Freddie occasionalmente gli porta in negozio qualche anello o una collana, Ray non vede la necessità di informarsi sulla loro provenienza; inoltre conosce un gioielliere in centro, anche lui molto poco propenso a fare domande e assai discreto. Inizia così il conflitto interiore tra Ray l'onesto commerciante, padre di famiglia, e Ray il malvivente. Ma quando Freddie decide di prendere parte alla rapina allo storico Hotel Theresa, una serie di terribili malavitosi irrompe nella vita di Carney: dal gangster Chink Montague, «noto per la sua abilità con il rasoio a mano libera», a Pepper, reduce della Seconda guerra mondiale dalla pistola facile, fino al micidiale Miami Joe con i suoi eleganti completi viola. Barcamenarsi in questa doppia vita diventa sempre più difficile e pericoloso: riuscirà il nostro eroe a evitare di essere ucciso, a salvare suo cugino e ottenere la sua parte del colpo grosso? Ma, soprattutto, riuscirà a mantenere intatta la sua reputazione?
Come comincia:
Suo cugino Freddie lo coinvolse nella rapina in una calda sera di inizio giugno. Ray Carney stava vivendo una delle sue giornate frenetiche – uptown, downtown, sfrecciando da un capo all'altro della città. Senza neppure spegnere il motore. Prima di tutto in Radio Row, per scaricare gli ultimi tre mobiletti, due RCA e una Magnavox, e riprendere la tv che aveva lasciato. Con le radio ci aveva rinunciato, non ne aveva venduta neanche una in un anno e mezzo, malgrado avesse abbassato i prezzi e implorato i clienti. Ora stavano nel seminterrato, a occupare lo spazio che gli serviva per le nuove poltrone reclinabili che dovevano arrivare dall'Argent la settimana seguente, e per tutto ciò che avrebbe raccattato quel pomeriggio nell'appartamento della signora morta. Le radio erano le migliori in commercio tre anni prima; adesso i loro lucidi armadietti di mogano erano nascosti sotto coperte imbottite e assicurati con cinghie di cuoio al cassone del pick-up, che sobbalzava sulla maledetta rotaia della West Side Highway.
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Dopo aver apprezzato La ferrovia sotterranea e I ragazzi della Nickel (splendidi), questo libro mi ha delusa, mi aspettavo molto di più. Che fatica arrivarci in fondo
Recensioni
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