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Libro che si legge d'un fiato, nella memoria degli incontri dell'A. con Heidegger e di altri pensatori coevi (Sartre, de Beauvor, Merleau-Ponty, Fink, Jaspers,Junger Whal, Levinas,etc.) dal dopoguerra sino agli anni settanta. Piccole schegge delle riflessioni heideggeriane sono state 'rubate' e/o raccolte negli appunti dell'A: sugli scritti giovanili di Marx; sul" luogo più enigmatico del pensiero (..) la sorgente segreta di tutto il resto: la differenza fra l'essere e l'ente", come pure la differenza tra il Daisen e il Cogito; sul "crescente abbandono dell'ente da parte dell'essere" fino ad oggi; l'uomo della soggettività (da Nietzsche);la questione della verità dell'essere per i Greci; etc. Altri spunti 'virgolettati' si trovano nelle note. Il racconto termina con i versi di Angelus Silesius sui quali Heidegger si interrogava: "La rosa è senza perchè; fiorisce poichè fiorisce, Di sé non si cura, né desidera d'esser vista". Per Heidegger "il non detto del detto-da cui tutto dipende-dice piuttosto che l'uomo è veramente nel fondamento più nascosto della sua essenza soltanto quando, a suo modo, è come la rosa- senza perchè".
Nel breve romanzo pubblicato dalle edizioni Diabasis, il poeta e giornalista francese Frèdèric de Towarnicki (1920-2008) narrava un trentennio di conoscenza, amicizia e discepolato con il filosofo Martin Heidegger, dal primo incontro avvenuto nel 1945 nei dintorni di Friburgo fino all'ultima visita del 1969. Il volume, con prefazione di Beppe Sebaste e nota finale di Gianni Scalia, corredato da alcune interessanti fotografie, ci restituisce "non un supposto, bensì un vivente Heidegger", come chiosa il postfatore: un omaggio riconoscente di un allievo al suo maestro, l'espressione della gratitudine dovuta al mentore che seppe illuminare la sua giovane intelligenza, inquieta e interrogante. Originale, anticonformista, vulcanico l'allievo: meditativo, austero, criptico il filosofo. Incuriosito dalle teorie heideggeriane, il venticinquenne Towarnick (arruolato nel servizio sociale di documentazione, e inviato in missione nella Germania meridionale in disfatta), ebbe l'opportunità insperata di avvicinare il tanto ammirato filosofo tedesco, caduto in disgrazia per la sua complicità con il nazismo, e costretto a nascondersi in una baita a Totdnauberg, nella Foresta Nera. Il giovane e arguto poeta francese divenne così il "messaggero segreto" di Heidegger, il suo "visitatore impossibile, senza orologio né calendario", che seppe romperne l'isolamento culturale, creando un collegamento filosofico tra gli scritti di lui e la cultura francese, nelle persone di Sartre, Camus, Queneau, Merleau-Ponty, La Senne, Raymond Aron, Jean Beaufret, Emmanuel Lévinas. Il romanzo è quindi una sorta di diario degli incontri tra il giovane Frèdèric e Heidegger, a partire dall' autunno del '45 fino agli anni della protesta sessantottesca quando, al Professore ormai vecchio, deluso, isolato, Towarnicki osò chiedere il motivo del suo tragico errore nel 1933. "Dummheit", ripose Heidegger. Stupidità.
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