Lo studio dell'iconografia urbana ha conosciuto negli ultimi trent'anni uno sviluppo e un rilievo sempre crescenti in ambiti diversi, ma soprattutto all'interno degli studi di storia urbana, di cui ha costituito, assieme all'applicazione di tecniche informatiche, uno degli approcci più innovativi. Cesare de Seta ne è stato sicuramente uno dei protagonisti, producendo e promuovendo numerosi saggi pionieristici, convegni e altre importanti iniziative. Dopo una stagione molto ricca, in cui a una saggistica di esplorazione e scoperta si è mescolata una produzione di improvvisatori che semplicemente cavalcavano un'associazione di tendenza, una riflessione sullo stato dell'arte non è inopportuna. Con l'autorità derivata da una consolidata competenza, l'autore è tornato sul tema per riconsiderare con uno sguardo di sintesi soggetti, problematiche e metodologie in una valutazione selettiva, cui non sfugge neppure l'amplissima bibliografia. Il testo è molto piacevole alla lettura, sebbene le ricche note, a volte immediatamente necessarie, figurino alla fine dei lunghi capitoli, costringendo a continui viaggi attraverso le pagine. Penalizzate sono purtroppo le immagini, vero centro dell'intera discussione, 139 in totale, di cui numerosissime a colori e di buona qualità: molte delle più grandi pagano la scelta di essere pubblicate a doppia pagina in un libro spesso, con la parte centrale irrimediabilmente intrappolata nel margine della rilegatura. Il volume è suddiviso in cinque capitoli, disposti secondo una linea cronologica, nei quali l'autore si propone di ripercorrere la vicenda del ritratto di città dalla nascita al pieno sviluppo nell'Ancien Régime, un lungo periodo durante il quale, pur trasformandosi, ha dimostrato una straordinaria resistenza al trascorrere della storia. Come i titoli dei capitoli denunciano chiaramente, la scelta cronologica è affiancata dalla discussione dei temi dominanti che hanno interessano l'iconografia urbana nel corrispondente arco di tempo. Mentre da un lato sono passati in rassegna i prodotti più significativi, ai quali in questi anni sono stati dedicati ampi saggi o monografie, dall'altro sono affrontate questioni fondamentali di metodo storiografico e interpretazione storico-artistica, compresa la vexata questio della classificazione tipologica. Punto di partenza è proprio la definizione del campo d'indagine e la puntualizzazione dei termini di base, ritratto e iconografia urbana, dalla cui piena consapevolezza non può prescindere la corretta la frequentazione di questo settore di studi. È nell'introduzione che maggiormente si coglie la lucida visione dell'autore sulla complessità del documento iconografico e sulle strategie di decodificazione per assicurarne una lettura corretta e un uso appropriato. La fretta dei fruitori occasionali di appropriarsene come fonte per la storia urbana ha spesso fatto dimenticare che la fonte stessa occupa una posizione nella storia più vasta dei manufatti storico-artistici. L'attendibilità topografica e i dati realistici tanto agognati possono essere "scarsamente rilevanti per il valore dell'immagine in quanto tale": affermazione con la quale l'autore ribadisce inequivocabilmente come l'iconografia urbana si sia ormai smarcata dalla posizione di ancella sussidiaria alla storia urbana, per conquistare una piena dignità e uno spazio autonomo nel mondo della ricerca. Lucia Nuti
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