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Romanzo corale di Berry. Ho letto altri suoi romanzi come Hannah Coulter e I primi viaggi di Andy Catlett e anche questo è davvero bellissimo. Si tratta di una biografia di Jayber Crow raccontata da lui stesso ormai vecchio. E' una ricerca personale del suo essere nel mondo, del suo posto nella cittadina di Port William e del senso della sua esistenza. Questa bellissima ricerca spirituale del personaggio che si conclude vivendo in armonia con la natura ripercorre tematiche quali la sua infanzia, la sua giovinezza, il ritorno alle origini con il mestiere di barbiere a Port William, la vita comunitaria di Port William e il senso di appartenenza alla medesima comunità, la religione, la fede, l'amicizia, la famiglia e infine l'importanza di essere legati alla terra, al mondo e di salvaguardarlo. Tutti temi questi sempre presenti nei romanzi dell'autore insieme alle critiche che l'autore stesso pone nei confronti del progresso tecnico, dell'economia e della finanza speculativa che distruggono le piccole realtà rurali, il mondo agricolo autentico e l'ambiente stesso.
Un libro sull'amore, sul perdono, sull'armonia uomo-natura, sulla fede e sulla ricerca di Dio, sulla nostalgia, sull'amicizia, sulla solidarietà, sull'attaccamento alla terra, sul rispetto degli animali, sul silenzio..., ma anche un libro contro la guerra, portatrice di dolori e lutti, contro la competizione insensata, contro la distruzione della natura, contro il denaro come idolo, contro i ritmi di vita frenetici, contro il "consuma-produci-consuma"... L'anima del libro è Mattie, amata segretamente da Jayber Crow, che con gli occhi pieni di lacrime ci dice. "Se il mondo avesse un bell'aspetto credo che potrei morire in pace. Ma è dura sapere che lo stiamo distruggendo".
E' una storia particolare quella di Jayber Crow: colpito da perdite importanti nell'infanzia, per il resto della vita sembra "non aver fatto altro che cercare di sfuggire all'uomo dietro la scrivania", ovvero a qualcuno che potesse metterlo in difficoltà, pretendere o imporgli qualcosa che non voleva o poteva fare. Ha preso poche decisioni importanti, per il resto ha accettato quello che gli capitava, senza pretendere troppo, dalla vita, dagli altri e da sé stesso. Le pagine più belle del romanzo sono quelle in cui Berry descrivere la natura, il lavoro degli agricoltori, le piccole attività quotidiane di queste cittadine rurali. Quelle più acute quando affronta i temi che gli stanno più a cuore ovvero l'elogio della lentezza e della parsimonia, il rispetto per la natura e i suoi tempi, l'effetto disgregante sulle comunità agricole e non solo che ha avuto l'avvento dell'agricoltura meccanizzata, il tessuto umano e sociale che permette alle piccole comunità di andare avanti anche di fronte alle difficoltà. Ho apprezzato meno le "filippiche" filosofico-religiose del protagonista, non sempre chiare o condivisibili. Pur non essendo riuscita ad entrare in sintonia con le scelte-non scelte del protagonista (alcune anzi mi hanno suscitato un certo fastidio) ho letto con molto piacere la sua storia e quella delle persone che ha incontrato lungo la sua strada. Alcuni hanno paragonato Berry a Kent Haruf: secondo me, pur descrivendo il mondo e i sentimenti delle persone comuni, lo fanno in maniera completamente diversa. Berry descrive con uno sguardo critico e attento, filosofeggia per bocca del protagonista, e imbeve le sue pagine di malinconia al limite della tristezza; Haruf, anche nel raccontare i fatti più tristi, è sempre consolatorio e più "terra-terra", pur raggiungendo vette di grande poesia.
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