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Il lavoro intende ricostruire, da metà Cinquecento fino alla metà Seicento, i rapporti del Vaticano e di alcuni stati regionali italiani con i paesi della regione storica oggi indicata come Europa centro-orientale. Il volume è diviso in quattro parti: le prime due trattano delle relazioni instaurate da Roma e Venezia con la federazione polono-lituana, comprendente, fino allo scoppio dell'insurrezione contadina e cosacca, anche l'Ucraina; le ultime due, invece, analizzano rispettivamente le istituzioni, le culture e le economie in tempo di crisi. Per ciò che riguarda la Santa Sede, l'autore affronta più tematiche: la diplomazia della Controriforma da Possevino a Clemente VIII; la conversione dell'islam e la conquista della Moscovia; la guerra santa e la guerra turca nel Seicento; la pietas austriaca; il ruolo del patrizio milanese Angelo Maria Durini nella prima spartizione della Polonia. Nell'altra sezione del volume sono messe a fuoco le relazioni di Venezia con la "repubblica" polacca e si esamina la funzione svolta dalla Serenissima durante le trattative di Westfalia. Un capitolo è dedicato a Giovanni Tiepolo, fiduciario del re di Polonia e ambasciatore di Venezia. Si pone inoltre attenzione ai rapporti con l'Ucraina, con i russi per la gestione del teatro del Mar Nero (aprile-maggio 1647), alla Lega Santa (1682-1686), a Pietro il Grande e alla situazione dei Balcani. Anche le istituzioni e le culture sono messe a confronto: si parte dai doni diplomatici di Ferdinando I; si approfondisce, poi, la letteratura di viaggio in Polonia, Ucraina e Russia. Inoltre si prendono in considerazione la Propaganda Fide e l'attività della chiesa boema, l'etnologia e le relazioni degli osservatori italiani della crisi polacca del Seicento. Gabriele Proglio
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