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Guidare o essere guidati? Un dilemma senza uscita davanti al quale forse non resta che amare la vita e accettarla "come qualcosa di incurabile comunque". La Storia, artiglio e candore, coraggio e vilta', in un succedersi di destini attorno a una compagnia teatrale nella quale cultura e resistenza (gemelle inossidabili!!) Tentano di convivere coi limiti eterni dell'umano: la paura, l'imprevisto, l'occasione, il malinteso. E al centro di tutto un uomo e le sue pieghe di dentro, logiche di volta in volta saltate, disunite, spezzate dagli eventi, e smarrimenti e opportunismi singoli sotto una cupola di tragedia, sangue, avvilimento morale che fanno di questo romanzo una meraviglia senza riserve. Ci sono libri che sbirciano timidi come vivendo di lato ai grandi capolavori, simili a comprimari in ombra, coperti dal certo, dall'inattacabile. Sembrano fratellastri scansati da una cultura ormai quasi asservita all'inferno del banale e nella quale solo chi sogna e sfida e disobbedisce davvero riesce ad alzare una vela senza macchie nel mare di putredine corrente. Se "la natura parla con frasi lunghe" la letteratura canta armonie grandiose. Il dolore di un istrione, l'avete mai incontrato? E' qui, fissato ad arte in queste pagine come un trattato di contraddizioni stupende che non dicono altro che la Vita, la benedizione di amarla pur dentro schiavitu' senza nesso e il mistero del subirla dentro frustate di inaudita potenza. Eppure dira' l'autore:"Non appartemgo a quel genere di pessimisti che, nel mettersi il collare, affermano che la liberta' non esiste". Questa la bellezza straordinaria e il messaggio del libro. Si vive pur perdendo, anzi si vive meglio. E' una legge immensamente amara, ma respira e libera piu' verita' ed esperienza di qualsiasi normalita' parodiata.
Recensioni
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(scheda pubblicata per l'edizione del 1986)
scheda di Rastello, L., L'Indice 1986, n. 8
Un gioco d'impronta faustiana, il rifiuto della contingenza storica travestita da necessità, il tentativo di ridisegnare sorti nazionali e personali secondo un progetto governato dall'acquisita capacità di "pensare secondo fatti immaginari"; una sfida teatrale e pericolosa in nome di una ragione individuale; un confronto ambiguo con la secolare propensione polacca al miracolo e all'impossibile; le vicende della Varsavia occupata dalle truppe naziste, la resistenza, l'insurrezione, l'incontrarsi di sorti e personaggi ad un crocevia (rondò) che a distanza di tempo si rivela una soglia dell'immaginario; la parabola di un pettegolezzo nato in un liceo di provincia e destinato ad influire sulla storia patria. Tom, protagonista del romanzo, partigiano durante l'invasione, innamorato di una giovane attrice, asseconda la sua bizzarra vocazione teatrale e la passione che lo lega a lei creando una fittizia organizzazione clandestina -Rondò- in cui l'amata, pur credendosi parte attiva della lotta al nazismo, non debba correre alcun rischio; il gioco della fantasia è uno strano gioco e la creatura sfugge al creatore: Rondò diviene una forza politica e militare influente e Tom dopo la guerra si trova addosso un'accusa di deviazionismo che lo porterà nelle carceri socialiste ; una vecchia diceria che lo vuole figlio naturale del maresciallo Pisudski, eroe e capo di stato, lo accompagna lungo tutta la vicenda determinandone singolarmente gli esiti. Tom divide la sua biografia in tre epoche: meccanica la prima, in cui la vita gli scorre addosso per inerzia, naturale la seconda, dominata dagli istinti, dalla paura, dalla lotta, metaforica la terza in cui la memoria svela l'artificiosità delle condizioni in cui si sono svolte le due precedenti, circostanze immaginarie che "finiscono per costituire una sorta di metafora": è l'epoca delle soluzioni immaginarie in cui Tom, normalmente geniale, contraddittorio e segnato da un grano di follia, per confutare un saggio apparso su una rivista storica ingaggia battaglia con la memoria e racconta la sua avventura, alla vigilia di una svolta importante, ultimo dei tanti colpi di scena che il libro riserva. Con un artificio affascinante e simile a quelli del suo personaggio, Brandys (noto e premiato in Occidente) lascia che la trama, serrata e complessa, affiori tra le incongruenze e i salti di una memoria personale che "non si attiene al susseguirsi dei fatti, ma si concentra attorno a punti sparsi formando grumi, come agglomerati di civiltà in mezzo a cui si stende una terra di nessuno" e si insinui per vie insolite nella coscienza e nella memoria del suo lettore. Si attende ora con qualche impazienza la pubblicazione del suo
" Irrealtà ", opera per molti, sorprendenti versi parallela a " Rondò ".
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