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Rosso Floyd - Michele Mari - copertina
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Rosso Floyd

Descrizione


"Mio padre si chiamava Eric Fletcher Waters. Morì ad Anzio il 18 febbraio 1944. Io sono nato 165 giorni prima della sua morte. La gente mi conosce come Roger Waters, voce, bassista e autore della maggior parte dei testi dei Pink Floyd". Inizia così una delle confessioni dell'immaginaria "istruttoria" che fa da spina dorsale a questo libro. Un romanzo che ricostruisce la parabola artistica dei Pink Floyd facendo coincidere i dati biografici con quelli fantastici, dando forma a un impasto unico modellato intorno a una delle band più celebrate del ventesimo secolo. A sovraintendere a questa febbrile requisitoria sono "i siamesi": due cervelli per un solo corpo, un legame conflittuale come quello che unì Roger Waters e David Gilmour. Ma qual è stato l'originario "evento scarlatto" che ha fatto dei Pink Floyd la leggenda che sono diventati? Sappiamo che Syd "Diamante Pazzo" Barrett - dopo appena due dischi e un'esperienza psichedelica dalla quale non si riprenderà mai più viene allontanato dai suoi stessi compagni. È allora che decide di rinchiudersi nello scantinato della casa di famiglia a Cambridge, in compagnia delle sue amate chitarre e di tutta la musica che ha in testa. La stessa musica che, grazie ai concerti tenuti dal gruppo, continua a fare il giro del mondo: come se il talento visionario di Barrett avesse continuato a influenzare sotterraneamente ogni canzone composta dagli altri Pink Floyd dopo il suo esilio.
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Dettagli

2010
4 maggio 2010
281 p., Rilegato
9788806195441

Valutazioni e recensioni

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simonetta ortelli
Recensioni: 5/5

Come tutti i fan dei Pink Floyd sanno, "SHINE ON YOU CRAZY DIAMOND" non significa "splendi su di te diamante pazzo " ma "continua a brillare, (tu) diamante pazzo" dove "shine on" è un phrasal verb e va considerato un tutt'uno e YOU CRAZY DIAMOND è un vocativo. ON è una preposizione spesso associata a verbi per indicare un'azione continuata (come GO ON, KEEP ON). L'errore è piuttosto grossolano e basta leggere qualsiasi traduzione del testo per rendersene conto. simonetta.

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ilovecomics
Recensioni: 5/5

Cosa c'è dietro una band tra le più osannate e celebrate del pianeta ? Quali segreti, quali ambizioni, quali tensioni ? Syd Barrett, fondatore e leader dei primi Pink Floyd, è qui presente/assente, evocato da decine di personaggi sui quali, almeno nella ricostruzione "fantastica"di Michele Mari, ha lasciato un segno indelebile. La collaborazione di Syd coi Pink Floyd è stata brevissima, ma per i successivi quarant'anni non ci sarà un loro album foto canzone film verso concerto discussione che, in un modo o nell'altro, non si possa collegare a Syd e al trauma che la drammatica separazione, dopo il primo album del 1967, ha generato negli altri membri del gruppo. La vita di Syd è, alla fine, una serie di tracce ed il libro è lo sviluppo ed il tentativo di dare un senso ad ognuna di questa tracce. Mari è bravissimo nell'intessere, tra realtà e fantasia, la rete di incroci, connessioni, verità multiple che avvolgono Syd, gli altri membri della band, ma anche parenti amici collaboratori, tra sensi di colpa, invidie ed incomprensioni: padroneggia in modo eccellente l'intero repertorio della band (musica e testi) e fa sicuramente venir voglia di riascoltare tutto il repertorio dei Pink ... Consiglio caldamente il libro a chiunque abbia un minimo di familiarità con la musica del quartetto di Cambridge.

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Emiliano
Recensioni: 3/5

Al secondo libro letto di Mari, confermo che l'autore e' una bella scoperta. Anche Rosso Floyd e' originale ma per me, che non sono fan dei PF e neppure di questo tipo di musica, e' stata una lettura pesantuccia. Un lettore come me forse non coglie il senso di tanto affannarsi per accertare questioni di poco conto, e ovviamente a partire da questo, crolla tutta l'impalcatura del libro. Mari pero' lo leggero' ancora!

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Voce della critica

Orrore! L'ultimo romanzo di Michele Mari, Rosso Floyd, è attraversato, come un breve grido, da questa esclamazione; il racconto si articola come un'istruttoria in cui intervengono, accanto a una miriade di musicisti rock più o meno famosi, personaggi vivi e morti, di fantasia o realmente esistenti, a formare una polifonia complessa che parte da un'unica frase sonora, "Syd Barrett" (primo, mitico leader dei Pink Floyd) sempre variata, sempre presente. Non tragga in inganno lo stile colloquiale di molte pagine del romanzo; anche se sembra prevalere un parlato scandito dai "tre puntini" di celiniana memoria, la scrittura è, come di consueto in Mari, assai sorvegliata, niente affatto casuale, mai trasandata. E l'autore è lì, in agguato, pronto a gridare: "Orrore!".
Al centro di Rosso Floyd sta dunque Syd Barrett, destinato a lasciare presto la sua bandper gravi disturbi mentali, non si sa se da addebitare a malattia o ad abuso di lsd. O forse, a tutt'e due le cose insieme. O forse ancora a un'insostenibile richiesta da parte di chi lo circondava affinché ai suoi primi successi ne seguissero altri; richiesta tanto pressante da trasformare lo stato di grazia creativa di Syd in una sorta di cieca maledizione, cui il ragazzo riuscì a sottrarsi soltanto con una chiusura autistica. Il vortice narrativo di Rosso Floyd ruota attorno a un'assenza. La voce di Syd compare soltanto indirettamente, in poche sue battute riferite dagli amici, a provare che egli era il più spiritoso, il più pronto, il più brillante di tutti: un vero crazy diamond. La domanda che innerva l'istruttoria riguarda i motivi che portarono Syd, dopo i primi successi, a vivere da recluso, fino alla morte avvenuta nel 2006. La pluralità di personaggi e di punti di vista crea un caleidoscopio che rompe ogni certezza, la parziale fattualità che si era consolidata in una dichiarazione viene invalidata, modificata o integrata da un'altra e il mosaico che così si compone ha sfumature troppo varie per permettere al lettore di cogliere un disegno la cui interpretazione sia inequivocabile. Ciò non discorda con l'intento dello scrittore, il quale, nell'avvertenzapreliminare, dichiara che la sua è un'opera di fantasia e che "la precisione onomastica, cronologica e topografica dei riferimenti è strettamente funzionale alla finzione, proprio come si dà nei sogni".
È bene perciò procedere nella lettura ricordando le regole prime del lavoro onirico, condensazione e spostamento. Faranno da guida le molte ricorrenze e i non pochi segnali disseminati nel testo: come le briciole di Pollicino, aiuteranno a ritrovare il sentiero e a non perdersi nella selva fitta di nomi e di fatti. Ma attenti, lettori: nel romanzo si intrecciano molti viottoli e, al loro incrocio, le briciole non sempre danno un'indicazione chiara. Il lettore può decidere di tirar dritto, mentre dovrebbe (forse) imboccare il sentiero laterale, memore di quanto afferma Nick Mason (batterista dei Pink Floyd; nel romanzo, l'uomo cane) nella quarta "confessione": "Ricordo come fosse ieri: eravamo in macchina, e sotto un temporale stavamo andando a prendere Syd. (…) Un attimo prima di girare a sinistra verso casa sua Rick disse: 'Metto la freccia?', e qualcuno rispose: 'No, cazzo, vai dritto!'". "Vai dritto" e il gioco cambia: Syd resta fuori dalla gara e i suoi compagni restano dentro, ma in un "dentro" che è pur sempre un "fuori". Non a caso, lo stesso Nick ha significativamente intitolato Inside Out l'"autobiografia" dei Pink Floyd.È meglio il "fuori" o il "dentro"? È meglio il successo che tocca tutti gli altri componenti della band o l'isolamento abulico di Syd? Il muro, quello che compare in The Wall, isola o protegge, opprime o consente una vita sicura?
L'ambiguità del reale, il continuo trasmutare delle cose, l'indecifrabilità dei comportamenti umani sono uno dei fili fondamentali che formano l'elaborato intreccio di Rosso Floyd. Lo conferma una citazione dal Ramo d'oro di Frazer, inserita nel testo a mo' di referto: "Chi toccava il maiale era impuro per tutto il giorno. Alcuni dicevano che questo avveniva perché il maiale è impuro, altri perché è sacro"(i maiali ricorderanno qualcosa ai fan dei Pink Floyd…). Questa citazione immette, d'un balzo, nel cuore pulsante di Rosso Floyd,costituito da un capitolo di The Wind in the Willows (un classico inglese per l'infanzia, scritto all'inizio del Novecento da Kenneth Grahame, livre de chevet di Syd Barrett) intitolato The piper at the gates of dawn – che è anche il titolo del primo album dei Pink Floyd. Il pifferaio di cui qui si parla è il dio Pan che, su uno sfondo fortemente visionario, degno di un viaggio psichedelico, appare al Topo e alla Talpa, due delle bestioline antropomorfe protagoniste del racconto: "Tutto questo vide, in un istante senz'alito e intenso; (…) – Topo – trovò fiato a bisbigliargli, scossa. – Hai paura? – Paura? (…) Paura? Di lui? Oh, no, no! Eppure… Oh, Talpa, ho paura!". Eccolo, l'orrore sacro nel libro prediletto di Syd bambino, l'orrore sacro destinato a dominare la vita di Syd, a fare di Syd stesso una sorta di homo sacer, quell'uomo che, nel diritto romano arcaico, tutti potevano uccidere impunemente. Syd, dopo essere stato metaforicamente ucciso da molti, torna dai suoi compagni, ancora in vita, come presenza fantasmatica, creatrice, sovrannaturale, quasi fosse anch'egli un pifferaio magico invasato dal dio, che seduce e conduce con sé una schiera infinita di creature, animaletti, spaventapasseri – verso un mondo fantastico di umani zoomorfi e di bestie antropomorfe.
Mari fa del personaggio di Syd un grumo in cui si concentrano i suoi temi preferiti; in Rosso Floyd si possono rintracciare molti elementi del "mito personale" dello scrittore. Per Mari esso comprende l'attrazione per ciò che è sotterraneo (Syd, come la Talpa di The wind in the willows, vive sicuro soltanto nella dimensione ipogea), la fascinazione del "doppio" (in Rosso Floyd i doppi non si contano), il "demone della desemantizzazione" (lo stesso che contagia lo smemorato Felice di Verderame, che dà senso alle cose attraverso libere e assai arbitrarie associazioni, e il Walter Benjamin di Tutto il ferro della torre Eiffel, cheafferma: "I nomi… la cosa più pericolosa del mondo, un attimo di distrazione e sono i vessilli del caos"). Così Syd, con i suoi deliri verbali, vuole "desemantizzare il mondo per dar senso al mondo".
Il romanzo si conclude con le parole di Alistair Grahame, figlio di Kenneth, morto suicida a vent'anni. In un discorso stringente, Alistair dimostra che il libro per bambini scritto dal suo papà parla dei Pink Floyd, anzi, siccome ognuno dei personaggi del libro a ben vedere presenta una caratteristica di Alistair, Alistair è quel libro, meglio Alistair è i Pink Floyd. La Rivelazione finale di Alistair serra le fila, e il continuo gioco degli sdoppiamenti trova requie in un'unità allucinata.
Vince su tutto l'idée fixe dell'infanzia come cruenta, lacerante, paradossale "età dell'oro", decisiva per ogni futura creatività; una costante che, come una linea iridescente, simile alla traccia viscosa lasciata dalle strane lumache di Verderame,attraversa l'opera di Michele Mari. La scia delle lumache è organica e repellente, ma anche riscattata dalla magia dei colori dell'arcobaleno: così l'infanzia, per Mari, è luogo rosso di sangue e di viscerale sofferenza, ma anche ricettacolo di ogni vera, autentica bellezza.
Giovanna Lo Presti

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La recensione di IBS

Ai fan della band mancava solo questo: un romanzo scritto come una vera e propria Opera rock, con musica, testi, parti recitate, centinaia di personaggi pronti a portare la loro testimonianza e una ricca cornice scenografica fatta di ricordi, dubbi e leggende.
È la storia di Roger Waters, Richard Wright, Nick Mason, e dei due grandi amici e rivali, Syd Barrett e David Gilmour, il quinto componente dei Pink Floyd. Un gruppo che con il suo disco più noto The dark side of the Moon rimase nella classifica dei dischi più venduti di Billboard dal 1973 al 1988, 724 settimane, per uscire quando venne deciso che quella classifica dovesse includere solo gli album degli ultimi dieci anni. Un gruppo che, quando negli anni Ottanta si muoveva per i tour, usava venti Tir strapieni di qualunque marchingegno tecnologico, animali, macchine, coriste, giganteschi maiali gonfiabili, pittori, sarti, sommozzatori, un vero e proprio circo ambulante. Un gruppo che il 15 luglio 1989 installò nella laguna di Venezia, davanti al Palazzo Ducale, una struttura galleggiante di 400 tonnellate. I decibel, in quella notte indimenticabile, infransero vetrate antiche e danneggiarono decine di mosaici bizantini. Ma erano gli anni di The Wall e i Pink Floyd cantavano il loro inno alla ribellione.
Quando, negli anni Sessanta, Syd Barrett scelse il nome della band, incrociando i nomi di due noti bluesman, Pink Anderson e Floyd Council, l’idea non era quella di far nascere la più grande band progressiva della storia del Rock. Syd Barrett e Roger Waters, amici sin dall’infanzia, avevano in mente una band psichedelica, in cui l’estro creativo e visionario di Barrett aveva la parte prevalente. I primi due album del gruppo, quasi interamente scritti da Barrett, sono il risultato di lunghe visioni assurde ispirate a Lewis Carroll. Sono fiabe popolate di animali di tutte le specie, nani, giocolieri, bande musicali. Centinaia di comparse ed effetti sonori: rumori della foresta, barriti di elefanti allucinati e ronzio di insetti sempre più piccoli e molesti. Era la mente di Sid Barrett a produrre ininterrottamente un grande flusso di musica e mostri, era l’effetto del “Diamante” come veniva chiamato allora l’LSD, Lucy in the Sky with Diamond, come cantava John Lennon.
Le droghe sintetiche fecero il successo del gruppo ma segnarono la fine di Barrett. Quando la casa discografica EMI decise di produrre, nei leggendari studi di Abbey Road, il loro terzo album, Barrett fu messo alla berlina. Il loro ultimo tour americano era stato disastroso, Syd aveva lo sguardo perso nel vuoto e un filo di bava gli colava dalla bocca. Riusciva a stento a suonare la chitarra mentre la sua voce era solo un bisbiglio. Durante quel tour gli fu affiancato un suo vecchio vicino di casa, David Dave Gilmour. Per un lungo e penoso periodo i due suonarono insieme, con Gilmour che seguiva Barrett con la chitarra, pronto a continuare quando lui si bloccava perso nelle sue farneticazioni. Abbandonarlo fu durissimo, ma aprì la strada al grande successo planetario dei Pink Floyd che gli dedicarono uno dei loro pezzi più famosi: Shine on you Crazy Diamond, “Splendi su di te, Diamante pazzo”.
L’esperimento che compie Michele Mari in queste pagine è proprio il tentativo di rintracciare i segni del passaggio di Barrett in tutta la produzione dei Pink Floyd. Lo fa utilizzando le prove testimoniali di moltissimi personaggi: oltre ai componenti della band vengono interpellati miti del rock come David Bowie o Brian Jones, registi che hanno usato le loro musiche, come Michelangelo Antonioni, e quelli che non le hanno ottenute, come Stanley Kubrik. Vecchi compagni di scuola, fratelli e fidanzate.
Dopo lo spettacolo teatrale e il film Pink Floyd. The Wall del regista Alan Parker, un romanzo che non è solo un tributo alla band, ma è un vero e proprio esperimento letterario e linguistico, visionario e stupefacente, in puro stile Pink Floyd.

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Conosci l'autore

Michele Mari

1955, Milano

Michele Mari è nato a Milano nel 1955. I suoi libri sono Di bestia in bestia (Longanesi 1989), Io venía pien d'angoscia a rimirarti (Longanesi 1990; Marsilio 1998), La stiva e l'abisso (Bompiani 1992; Einaudi 2002), Euridice aveva un cane (Bompiani 1993; Einaudi 2004), Filologia dell'anfibio (Bompiani 1995; Laterza 2009), Tu, sanguinosa infanzia (Mondadori 1997; Einaudi 2009), Rondini sul filo (Mondadori 1999), I sepolcri illustrati (Portofranco 2000), Tutto il ferro della torre Eiffel (Einaudi 2002), I demoni e la pasta sfoglia (Quiritta 2004; Cavallo di Ferro 2010), Cento poesie d'amore a Ladyhawke (Einaudi 2007), Verderame (Einaudi 2007), Milano fantasma (edt 2008, in collaborazione con Velasco Vitali), Rosso...

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