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Ancora oggi, dopo tanti anni, un testo di riferimento per comprendere la nascita della criminalità organizzata di stampo mafioso in Puglia. Documentato e ricco di spunti. Da leggere.
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Se la ricerca di Sciarrone sulla Puglia recensita in questa stessa pagina mette a fuoco i meccanismi di penetrazione mafiosa, osservando i processi, per così dire, "da fuori", a partire dalla strategie delle varie mafie, il lavoro di Monica Massari rintraccia le medesime dinamiche "dal di dentro", a partire dai criminali pugliesi che si sono "inventati" un’organizzazione criminale, la Sacra Corona Unita, imitando esempi collaudati, innanzitutto quello della ’ndrangheta calabrese. Il saggio di Massari ripercorre le varie tappe della "colonizzazione" della Puglia da parte della camorra cutoliana, analizza la fortissima quanto "invisibile" presenza della ’ndrangheta calabrese, rintraccia le reazioni tardive delle istituzioni, descrive le varie forme organizzative che assume via via il fenomeno della criminalità organizzata di stampo mafioso in Puglia, come la Famiglia Salentina Libera, la Sacra Corona Unita, La Nuova Sacra Corona Unita, la Rosa o la Rosa dei Venti, per soffermarsi su un’analisi particolareggiata della struttura organizzativa della Sacra Corona Unita. L’analisi dell’autrice, sul piano concettuale come su quello storico e sociologico, si concentra intorno alla questione del rapporto tra segreto e potere, nella forma della società segreta che, da sempre, assume l’organizzazione mafiosa per esercitare un efficace controllo del territorio e, innanzitutto, dei propri affiliati. Ricostruendo le vicende della Sacra Corona Unita emerge il quadro di un ibrido singolare tra modernità e tradizione: una generazione piuttosto giovane di criminali sostanzialmente interessati a un rapido arricchimento, e che cerca, tramite l’invenzione di una società segreta criminale, di contrastare le mire "coloniali" della Nuova Camorra Organizzata di Cutolo e, contemporaneamente, di "alzare il tiro" in un processo che vede la Puglia progressivamente inserita in ampie strategie criminose (in seguito allo spostamento di molte rotte illegali dal Tirreno all’Adriatico). Nelle testimonianze riportate dall’autrice (intercettazioni telefoniche, parole di collaboratori di giustizia, lettere), colpisce l’ingenua fede di questi uomini nel successo di una operazione che ha l’aria di essere inventata "a tavolino". Infatti, l’operazione riesce solo in parte. "La bassa attitudine alla pratica cospirativa", la "sostanziale artificiosità" della struttura, "l’incompiuto processo di socializzazione ai meccanismi e alle pratiche della segretezza", la "scarsa tenuta del vincolo associativo, unitamente a una visione prettamente economica dell’affiliazione" e "l’assenza di una tradizione orale consolidata", portano presto al collasso della Sacra Corona Unita e al tentativo di una rifondazione: la Nuova Sacra Corona Unita. Ma le contraddizioni fra la dimensione "ideale" dell’affiliazione e le strategie "concrete" perseguite nel corso della militanza rimangono: "Nelle dinamiche del comportamento (…) questi precetti assumevano un’inconsistenza paurosa: la guerra di tutti contro tutti rappresentava la dimensione entro cui operavano le famiglie – molto più interessate a perseguire tenacemente i propri interessi di arricchimento e di potere che non ad ossequiare regole desuete e arcaicizzanti".
recensioni di Siebert, R. L'Indice del 1999, n. 04
(R.S.)
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