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scheda di Baldisserotto, E., L'Indice 1994, n. 1
Nella prospettiva, già intrapresa in lavori precedenti (come "Per uno junghismo critico", 1987), di un vaglio critico, e perciò interpretativo, della composita e multiforme opera junghiana, questi "Saggi" di Mario Trevi intervengono a esplicitare ed estesamente discutere i nuclei inespressi e inindagati in essa contenuti. I saggi sono ripartiti in due sezioni, la prima delle quali si sofferma sui presupposti teorici dello junghismo, individuando nel tentativo di Jung di concepire una "psicologia complessa", con le caratteristiche dell'inclusività rispetto ad altre psicologie (prime tra tutte la psicoanalisi di Freud e la psicologia individuale di Adler) e della mutabilità dei propri paradigmi, l'elemento più vitale e attuale del suo contributo. Il recupero della nozione di psicologia complessa, da parte di una lettura neojunghiana, significa quindi valorizzare quell'aspetto dell'opera di Jung che, sia pur sconfessato e tradito da una successiva pretesa assolutistica di concepire una psiche oggettiva avente come suo emblematico rappresentante la struttura a priori dell'archetipo, si dà nella forma del problematicismo aperto e della varietà dei suoi modelli possibili. La seconda parte del testo di Trevi affronta problemi specifici della pratica terapeutica e della formazione dell'aspirante analista. Qui lo sguardo critico svela fraintendimenti e illusioni, riconoscendo il luogo della relazione terapeutica in quel crocevia che sta tra la verità e l'incertezza, l'infinito e il finito e che fonda la possibilità del dialogo.
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