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Quando si parla di salute e malattia si è culturalmente condizionati a considerarle come fenomeni naturali di segno opposto, fra i quali esiste una netta e altrettanto naturale separazione. Ma la netta separazione della malattia dalla salute è un processo storicamente determinato, venuto a sovrapporsi alla natura per imprimerle un carattere adatto al modo in cui la si voleva organizzare. Seguire lo spostamento di interesse dall'accettazione della vita alla ricerca della salute come suo elemento essenziale; dall'accettazione della morte alla lotta contro la malattia come sua causa diretta; dall'interpretazione magica dei fenomeni alla conoscenza scientifica del corpo e delle sue malattie, significa ripercorrere l'itinerario della nostra cultura che, dal momento in cui ha individuato il «soggetto», ha avuto bisogno di oggettivarlo, appropriandosi - in questa oggettivazione - dell'uomo da curare e da guarire.Attraverso le parole della malattia è possibile rintracciare i momenti di questo processo e capire la direzione e il significato delle scelte attuate dalla medicina nello spostamento dell'interesse dalla globalità individuo-società-ambiente all'individualità corpo-malattia.Questi i temi trattati nel libro di Franca Basaglia, composto di nove saggi, alcuni dei quali nati come contributi per l'Enciclopedia Einaudi. In essi i ruoli della medicina e del sapere vengono perlustrati e viene illustrato un modo certamente non illusorio di esercitare la terapia. Perché, come ci dice l'autrice, «la medicina accetta, come fondamento del suo intervento, il carattere naturale delle condizioni di vita degli uomini, confermando come fenomeni naturali ciò che esse producono. Il che non può non ripercuotersi in modo in cui l'individuo ha vissuto e vive le proprie sofferenza anche sul modo in cui accetta e subisce le stesse condizioni di vita cui è costretto, assolvendo la medicina un ruolo riormalizzatore all'interno dell'organizzazione sociale».
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