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Anno edizione: 2003
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Patricia Verdugo con questo libro cerca di indagare il perchè e il come la CIA (e i vertici dell'amministrazione Nixon) abbiano optato per il colpo di stato contro Salvador Allende, cercando soprattutto di comprendere il punto di vista cileno, le contraddizioni e i giochi di potere all'interno delle forze armate e il ruolo deviato svolto dalla stampa del paese andino. Non ha pretesa di essere una monografia sulla storia del Cile e questo è un bene, perchè da libro di inchiesta, ha un tono quasi documentaristico che certo non appassiona straordinaramiente durante la lettura, ma fornisce informazioni spesso di secondo piano e poco citate ma che hanno avuto un ruolo decisivo nella caduta del presidente di ispirazione marxista. Consigliato agli appassionati di storia contemporanea.
Invece, per me questo libro è stato molto piacevole, proprio perchè scritto in maniera coinvolgente, non come un romanzo di storia, ma come la storia di un uomo eletto democraticamente da un popolo, e brutalmente defenestrato da gente che poi ha compiuto soprusi in tutta tranquillità, ha fatto sparire persone, ha ammazzato e torturato restando impunita. Dal libro e dai documenti proposti emerge chiaramente come la Cia e il Presidente USA abbiano ordinato ed orchestrato il tutto. Non ci credete? Benissimo, fate a meno, non credete neppure a tutto quel che è accaduto dopo, con Pinochet o altrove come a El Salvador, ecc.(vedi la puntata di Report sul terrorismo Usa). Difendere chi non ha bisogno di essere difeso, come la Cia, significa mancare di rispetto a chi ha sopportato gli effetti negativi del golpe cileno sulla propria pelle. Significa non volersi mettere, neanche per un attimo nei panni di chi ha sofferto atrocemente a causa di queste ed altre tragedie... Ad Aguzzi dico, io non sono uno storico, e neanche un esperto di politica, ma non mi pare di buon gusto criticare così fortemente un libro di un cileno sul Cile, dopo aver auto recensito ed incensato il proprio di libro, suvvia.
Il libro ripercorre in poche pagine iniziali la biografia di Allende fino al 1970 per concentrarsi poi nella ricostruzione del, o meglio dei, «complotti» della Cia, della ITT e della destra cilena contro Allende, fra il 1969 e il colpo di Stato dell'11 settembre 1973. Non vi è nulla di nuovo: la maggior parte del materiale utilizzato è stato pubblicato fra il 1972 e il 1975 e gli ultimi documenti della Cia sono stati declassati e pubblicati (anche in Cile) nel 1999. Non si tratta di un libro di storia, perché manca ogni tentativo di obiettività; non si tratta di una inchiesta giornalistica, perché, appunto, non dice nulla di nuovo. Si tratta invece di una ricostruzione assai libera, scritta con un gradevole ma fuorviante stile da romanzo, a sostegno della vecchia e mai dimostrata tesi che il governo Allende è caduto per colpa della Cia e accoliti. Non vi è quasi nessun cenno sulle problematiche e sulle difficoltà interne di quel governo, sulla crisi sociale ed economica e sulla situazione di estrema polarizzazione in Cile; nessuna analisi del pensiero politico, della situazione economica, dello scontro politico-giuridico fra governo ed opposizione, e così via. La Verdugo non analizza: demonizza la Cia. Insomma, Allende era l'agnello buono sbranato dal lupo feroce e cattivo. L'autrice mescola continuamente e scorrettamente citazioni di documenti diversi, anche con accostamenti tutt'altro che logici, con sue opinioni ed espressioni che inducono il lettore ingenuo a prenderle come parafrasi dei documenti, mentre spesso le opinioni espresse sono diverse e contrarie al senso che si deduce da una lettura più corretta dei documenti. In conclusione si tratta di un libro ad alto tasso ideologico, fermo ancora allo scontro nei termini del 1973, che cerca di pilotare le emozioni del lettore, ma non lo aiuta a conoscere e a capire ciò che è successo in Cile. È vecchia propaganda ideologica, non storia e nemmeno giornalismo.
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