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"Aut tace / aut loquere meliora / silentio" (epigrafe dall'autoritratto del 1645 circa). Tradotto liberamente: prima di parlare, accertarsi di aver acceso il cervello! Doveva avere un caratterino niente male il signor Rosa Salvatore detto Salvator, nato a Napoli nel 1615 a distanza di appena cinque anni dalla morte di un altro sanguigno niente male che veniva da Caravaggio. Caratterialmente simili, artisticamente diversi, però. Il lombardo tutta realtà e santi presi dalla strada se non dal marciapiede; il napoletano meno monolitico e più sfaccettato, tra scene bibliche e scarni paesaggi nella fase giovanile, ritratti, marine, battaglie, scene di antichi filosofi e scuri paesaggi negli anni fiorentini, disegni satirici, intense meditazioni visionarie sulla brevità della vita e spettacolari paesaggi nella seconda ed ultima permanenza romana. Con un'idea fissa: quella di essere uno straordinario pittore di figura, il più grande dai tempi del divino - e a sua volta tormentato - Michelangelo. Anzi, forse persino migliore di lui... "O venga Michelangelo, e disegni meglio quel nudo, che vi ho fatto io; se lo saprà fare..." (p. 45) Signor Rosa, non si era detto di accendere il cervello prima di parlare? Morale della favola: Salvator Rosa diventerà celebre per le marine, per i paesaggi, persino per le opere grafiche a tema satirico. Per tutto tranne che per la presunta maestria nel dipingere il corpo umano. Pazienza, Salvator, poteva andare peggio: era capitato persino al sommo Petrarca, che passò la vita ad autocelebrarsi per il poema "Africa" e passò alla storia per il "Canzoniere". "Ingenuus, Liber, Pictor Succensus, et Aequus / Spretor Opum, Mortisque: hic meus est Genius / Salvator Rosa (Sincero, libero, pittore focoso ma equanime, disprezzatore della ricchezza e della morte: questo è il mio Genio)" (p. 42) Firmato Salvator Rosa.
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