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La figura del Samurai ha sempre affascinato il mondo occidentale, a partire da Rashomon di Kurosawa (1950) fino all’Ultimo Samurai (2003) con Tom Cruise. Cosa sappiamo in realtà di questo mondo? C’illumina questo saggio breve di Wert, che narra la loro storia sull’arco di ca. 1000 anni. Esistono saggi ben più estesi e approfonditi, ma se ci s’accontenta di una conoscenza non da cultore della materia, questo tomo è appropriato e ci racconta episodi sconosciuti. Intanto una valutazione negativa: nei secoli i samurai furono rappresentati dal popolo “come bestie al pari dei cani, esseri rozzi e assassini, che compivano razzie e omicidi nei villaggi”. Lo shoganato vero e proprio nasce ca. nel 1300, quando gli shogun sono nominati tra i nobili di Tokyo. Nel XVI° secolo appaiono i signori della guerra (daimyo) che dipingono le loro armature per distinguersi. Mestiere pericoloso: i samurai perdenti erano decapitati e le loro teste esposte in tutta Kyoto. Oppure (guerra Onin) i teschi dei nemici, laccati, erano usati come coppe nei banchetti. Con episodi sconcertanti: nel 1592 (guerra Imjin) i giapponesi, vincitori in Corea, recidono i nasi di 20 mila soldati con cui erigono un monumento a Kyoto. E crudeltà inaudite: nell’assedio del castello di Osaka (1615) che costò la vita a 100 mila guerrieri di ognuna delle due parti, tutti i perdenti furono decapitati! Curiosamente, i samurai divennero talmente famosi che i popolani acquistavano libri con gli elenchi di questi guerrieri e ne studiavano le gesta. La loro epopea terminò bruscamente nel 1868 con la Restaurazione Meiji: i daimyo fedeli all’adolescente imperatore Meiji si federarono contro lo shoganato Tokugawa e i loro alleati. Il regime dei samurai scomparve ma senza vendette: molti dei perdenti furono compensati con titoli di stato e con terre, portando alla pacificazione, all’unificazione e creazione dello stato giapponese moderno. Un tesoretto di storie curiose e interessanti, di facile lettura.
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