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"Per leggere e scrivere la storia ci vogliono ragionamenti e immaginazione. Cerchiamo di figurarci mentalmente che cosa accadde e ragioniamo sul perché". Questa disponibilità fantastica e insieme questo rigoroso razionalismo sono le doti centrali del contributo savonaroliano di Lauro Martines, conoscitore del Rinascimento e della Firenze quattrocentesca. Nel volume, non una biografia ma una serie di sondaggi tematici sui drammatici anni 1494-1498, la vicenda del grande domenicano e insieme lo sfondo della politica contemporanea si delineano con ammirevole precisione. È il "momento savonaroliano" a interessare l'autore: l'incontro fra un predicatore o persuasore fuori dal comune e una città sprofondata nell'instabilità, ricca di "energie potenziali" sia religiose che sociali, legata a un'antica tradizione di "critica anticlericale", eloquenza e patriottismo repubblicano. Nel Savonarola che si dichiarava "profeta" ispirato da Dio, combattente e riformatore radicale della vita pubblica e privata, Firenze trovava uno specchio della propria coscienza. E tale coscienza era indirizzata dal frate "verso una visione unificata", in nome del "legame tra Dio e il potere politico", che attraversa l'intero pensiero occidentale e che perfino l'antisavonaroliano Machiavelli deve ammettere come orizzonte imprescindibile dello stato. È appunto questo il "problema" che la tragedia di Savonarola presenta oggi agli storici: la tentazione di assimilarlo a un "fondamentalista" ovvero a un "estremista" o "terrorista" religioso, attualizzandone indebitamente la figura. Martines rifiuta invece ogni lettura semplicistica, invita con fermezza a tener presente la "diversità" del mondo rinascimentale e fa del suo personaggio (con grande obiettività) un "rivelatore" della politica del suo tempo. Rinaldo Rinaldi
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