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Un'incredibile storia vera in cui l'amore sopravvive all'orrore della guerra.
«Indimenticabile. Ci ricorda che l'amore può vincere anche nei tempi più bui. Non potrò mai raccomandare abbastanza questa lettura» – Heather Morris
«Un libro sensazionale, risucchia magistralmente il lettore tra le pagine» – Australian Women's Weekly
«Una storia appassionante, fonte di grande ispirazione» – Sunday Star Times
Dopo l'arresto e la tortura dei fratelli da parte dei nazisti, Josefine Lobnik decide di unirsi ai partigiani e combattere per la liberazione della Slovenia. Se questo significa aiutare gli inglesi e gli Alleati, è ben felice di dare il suo contributo. Quando assiste all'esecuzione sommaria di venti innocenti nella piazza della città di Maribor, Josefine teme che la stessa sorte possa essere toccata anche a uno dei suoi fratelli, di cui non ha più notizie. E così prende una decisione coraggiosa: avvicinarsi al campo di lavoro per chiedere notizie a un prigioniero. Quando lo portano al campo Stalag XVIII-D, vicino a Maribor, Bruce Murray promette a sé stesso che farà tutto il possibile per sabotare i tedeschi e scappare. Mentre passeggia lungo la recinzione, una domenica mattina, una giovane donna gli consegna un biglietto. È l'inizio di un grande amore, nato nell'ora più buia della storia europea, e destinato a durare per sempre.
[Dal blog: SaraScrive] Quando ho iniziato a leggere questo libro avevo delle aspettative altissime per via del fatto che la storia che viene narrata dall’autore è una storia vera -quella dei suoi suoceri-. La scelta di Josefine non mi ha delusa anche se la prima parte è un po’ lenta e molto densa di fatti storici. La parte dedicata alla storia d’amore, invece, è perfetta e si nota tutto l’impegno che l’autore ha messo nella ricerca delle informazioni. Bruce e Josefine sono tratteggiati bene e ad un certo punto pensavo quasi che il libro fosse autobiografico, pur sapendo che non è così. Lo scrittore, al suo esordio nel mondo della letteratura, è riuscito a mettere nero su bianco una storia di amore e di sofferenza e sono certa che Bruce e Josefine avrebbero apprezzato il suo gesto. La storia è narrata in terza persona, come è giusto che sia e, anche se generalmente apprezzo maggiormente le storie con doppio punto di vista e narrate in prima persona, non mi immaginerei una scelta migliore della terza persona per narrare di Bruce e Josefine. Ho apprezzato molto anche la lunga nota dell’autore in cui specifica cosa è vero e cosa non lo è ed ho apprezzato ancora di più la scelta di riportare fedelmente stralci delle missive che si sono scambiati Bruce e Josefine nel corso della guerra e del periodo post-bellico. Tutto sommato La scelta di Josefine mi è piaciuto anche se, come già detto in apertura, la parte iniziale sembra più un libro di storia che un romanzo.
L'autore narra la vita dei suoi futuri suoceri durante la Seconda Guerra Mondiale, descrivendo in maniera molto precisa i vari accadimenti. Putroppo in alcuni passaggi, risulta poco coinvolgente.
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