A quarantacinque anni dalla prima edizione (Schubert: Musik und Lyrik, Göttingen, 1967) esce in italiano un volume imprescindibile, seppur complesso e per molti aspetti controverso, nella letteratura musicologica. Dei numerosi scritti di Thrasybulos Georgiades solo pochissimi hanno goduto di una traduzione italiana, peraltro con considerevole ritardo rispetto alle edizioni originali. Tuttavia sono ancora di grande attualità, come scrive il curatore, Maurizio Giani, ricordando per esempio l'immensa mole di studi sul Lied schubertiano che quasi costantemente fanno riferimento alla sua metodologia e ne discutono i risultati. Da sempre impegnato nella riflessione sul rapporto tra linguaggio musicale e linguaggio verbale, Georgiades, in Musica e linguaggio (Guida, 1989), ne aveva tracciato l'evoluzione a partire dal concetto greco di μουσική: il "continuo confronto, dialogo ed insieme conflitto, della musica con la parola (
) costituisce la spina dorsale della storia della musica occidentale" e il ritmo ne rappresenta l'elemento di più diretto contatto. È il ritmo a essere al centro di quasi tutti i suoi affondi analitici, particolarmente rilevanti soprattutto in Schubert. Musica e lirica, la naturale prosecuzione di Musica e linguaggio. Quest'ultimo illustra un percorso storico organico che trova compimento nella Wiener Klassik, i cui confini cronologici sono allargati alla liederistica di Schubert, ove si esplica compiutamente nella "corporeità" il legame tra musica e parola pronunciata. Con il XIX secolo, invece, si avrà una netta soluzione di continuità. Schubert si trova esattamente sullo spartiacque: i Lieder fanno parte della Wiener Klassik, la produzione strumentale è portatrice della scissione operata dalla musica romantica. All'argomentazione di questa tesi è dedicato Schubert. Musica e lirica. Le due prime sezioni che Maurizio Giani ha scelto di proporre ai lettori italiani, espungendo la sezione contenente l'analisi completa della Schöne Müllerin e il capitolo finale sulla produzione liederistica successiva al 1823 dell'edizione originale, vertono appunto su questi due aspetti contrapposti ma interdipendenti della produzione di Schubert. Nella premessa Georgiades afferma che "il Lied costituisce il nucleo dell'opera schubertiana" e lo pone al centro del proprio lavoro analitico. Così la prima sezione del volume si incentra sull'analisi dettagliatissima di alcuni Lieder del maestro viennese. Al Wanderers Nachtlied di Goethe nella resa musicale di Schubert e al suo confronto con le versioni di altri compositori, tra cui Schumann, sono dedicate più di venticinque pagine nel tentativo di mostrare come "Schubert ha trasformato la poesia in composizione, penetrando con forza attraverso la poesia e al di là di essa fino allo strato più profondo (
) cioè la lingua, e attingendo direttamente da essa ha tratto la sua ispirazione creativa"; le altre realizzazioni musicali, al confronto, non sono altro che "contenitori musicali" che tutt'al più mettono "in musica l'atmosfera emotiva" del testo poetico. La seconda sezione riprende la riflessione sulla natura specifica del Lied schubertiano e da essa deriva, dopo un'attenta interpretazione sociologica del contesto in cui Schubert visse e operò, l'analisi della sua produzione strumentale. Georgiades delinea i vari aspetti che determinano la radicale cesura tra la musica strumentale della Wiener Klassik e quella successiva, a partire appunto dalla musica strumentale di Schubert, che procede dalla sua produzione liederistica e non dalle composizioni di Haydn, Mozart, Beethoven: al posto del "suono corporeo" dei tre classici il suono strumentale di Schubert è "inteso come qualcosa che scorre via". L'ultimo capitolo, sulla specifica collocazione di Schubert nella storia della musica, completa il discorso cominciato con Musica e linguaggio: non a caso si conclude con una comparazione tra Schubert ed Heinrich Schütz, i due estremi del "periodo di fulgore" della musica tedesca. In modo strategico il curatore ha scelto di fermarsi qui, aggiungendo semplicemente un'appendice e i testi musicali acclusi all'originale: il lettore italiano potrà ora disporre del percorso interpretativo di Georgiades nei suoi tratti essenziali. Un percorso invero assai impervio da seguire, date le premesse filosofiche e metodologiche, e non privo di forzature ideologiche (una fra tutte l'impostazione germanocentrica poco giustificabile in un arco temporale dalla campata così vasta), che il lettore dovrà saper affrontare con agguerrito spirito critico. Maria Teresa Arfini
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