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Anno edizione: 2014
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I cinque capitoli in cui si suddivide il libro inquadrano “l’erosiva delegittimazione della classe insegnante”, di cui pare si disinteressino sia le famiglie degli alunni, sia i vari ministri dell’istruzione che annualmente si succedono al governo, ciascuno di essi proponendo leggi-leggine-riforme che si contraddicono l’una con l’altra (un buon campionario viene presentato in appendice del volume), “frutto di esigenze economiche e non di progetti pedagogici, che mirano a tamponare un’emergenza contabile prima ancora che a fronteggiare e bonificare un’emergenza sociale”. Quindi, insegnanti volonterosi e preparati che vengono quotidianamente umiliati dalla burocrazia, dal sostanziale disinteresse della maggioranza degli studenti, dall’indifferenza dei loro genitori, perlopiù convinti che “la scuola non serva a niente”. Ci sono poi insegnanti impreparati, assenteisti, che “scaldano la sedia” tanto quanto i loro allievi; edifici scolastici fatiscenti e non a norma; strumentazione didattica obsoleta o carente; materie di studio trascurate e non aggiornate; genitori che vengono coinvolti dall’amministrazione scolastica solo per pagare corsi suppletivi o per procurare la carta igienica mancante; studenti la cui parola d’ordine sembra essere ormai la rinuncia ad approfittare di quello che gli anni di formazione in classe potrebbero offrire. Un quadro sconfortante, quello esibito da Andrea Bajani, a cui si aggiungono le desolate testimonianze di psicanalisti e scrittori che con il nostro sistema educativo si confrontano sistematicamente (Recalcati, Lodoli, Raimo, Valadiano, Valerio, Dal Prà). E l’epilogo un po’ forzato, che vorrebbe incoraggiare a una rinascita dell’istituzione scuola nel nome di una cultura da “coltivare” nel tempo e nello spazio, rimane sospeso nel parcheggio illusorio delle buone intenzioni.
Il libro è interessante, però, non condivido la "mistica" o la "mitologia" dell'esperto esterno che entra in classe per qualche ora e fa il " miracolo"; spesso ho notato che l'intervento dell'esperto è fruttuoso all'inizio e poi avvizzisce rapidamente. Spesso, invece, il lavoro costante dell'insegnante, per mesi e anni, può sembrare infruttuoso ma sul lungo periodo può rivelarsi molto fecondo. Recalcati ha ragione a criticare l'insegnante-psicologo, pur tuttavia il lavoro dell'insegnante ha a che fare con la psiche o anima degli alunni ogni qualvolta entra in relazione con loro, si preoccupa e si prende cura di loro.
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