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Anno edizione: 2018
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(recensione pubblicata per l'edizione del 1988)
recensione di Bonola, M., L'Indice 1988, n. 7
Nel 1979, conferendo a Gadamer il premio Hegel della città di Francoforte, Juergen Habermas ne riassumeva i grandi meriti filosofici sotto il profilo d'insieme di una "urbanizzazione" della provincia heideggeriana. L'esito di questo processo di "urbanizzazione" è raccolto nel vasto arco tematico e cronologico dei quindici saggi di questo volume, in cui sono racchiusi quasi venticinque anni di studi del più autorevole interprete di Heidegger. Gadarner non è tuttavia in senso stretto uno studioso del pensiero heideggeriano, ma senz'altro qualcosa di più. In questo volume egli propone infatti apertamente la sua filosofia ermeneutica come ideale prosecuzione del Denkweg heideggeriano, una prospettiva di pensiero in grado cioè di raccoglierne l'eredità e di delineare al tempo stesso nuovi percorsi del cammino filosofico. Ma chi è lo Heidegger di Gadamer? All'interno di questa molteplicità di saggi non è difficile scorgere le tesi ermeneutiche dell'autore che si articolano fondamentalmente su due binari: la sostanziale unità e continuità del pensiero di Heidegger, l"'unicità" del suo sentiero, e l'ambito radicalmente ontologico della sua filosofia, il pensiero dell'essere. Sulla base di queste linee prospettiche Gadamer spazia liberamente in modo asistematico sui grandi temi della filosofia heideggeriana: il rapporto con la tradizione filosofica, il problema della metafisica e l'ambiguo significato del suo superamento, il problema religioso, e infine il rapporto tra evento dell'essere e verità dell'opera d'arte. Fra i motivi di interesse del volume va dato rilievo alla lettura gadameriana del linguaggio di Heidegger e del suo significato filosofico, alla comune elaborazione ontologica del fenomeno del linguaggio, allo sforzo infine di mantenere distinto il lessico heideggeriano dal proprio . Ma se nella stessa prefazione all'edizione italiana l'autore accenna alla difficoltà di conservare, nell'ambito di una traduzione, questo prezioso contributo, la versione italiana si presenta in effetti talvolta discutibile e oscillante, talvolta ai limiti della tollerabilità e dell'errore. Così, per citare solo alcuni dei molteplici casi, l'aggettiso existenziell viene reso ora con "esistentivo" ora con "esistenziale" (p. 1 e passim), mentre talvolta lo stesso "esistenziale" traduce l'intero existenzphilosophisch (p. 12); la forma verbale wesen viene tradotta con "sostare" (?) (p. 40-41) ed il solo geschieht con "accade, cioè si storicizza" (p. 103). L'importanza del testo ed il rilievo stesso che il fenomeno del linguaggio assume al suo interno avrebbero richiesto una cura maggiore.
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