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Al di là della rigida e un po' manichea "dipendenza" dal montaggio alternato che segue in maniera oltremodo pedisseque l'evolversi dei percorsi dei due protagonisti, Sentirsidire appare caratterizzato principalmente da una vocazione pseudo-sperimentale della messa in scena. Da questo punto di vista, Lazzari non si risparmia pressoché nulla, e infarcisce l'apparato visivo della sua opera prima di ardite soluzioni fotografiche, movimenti di macchina inusitati, raw cuts di montaggio e un sonoro quasi "espressionista", ingentilito dalle canzoni di Damien Rice e James Morrison, le quali contribuiscono ad amplificare il senso "esistenzialista" del racconto. Racconto nel quale trovano posto reminiscenze remote e recentissime, geograficamente vicine o lontane, più o meno riconoscibili. Dal quasi ventennale Naked di Mike Leigh - per il senso di disperazione metropolitana che emana dalle scene in esterni, soprattutto quelle notturne della prima parte - al più recente Io sono l'amore di Luca Guadagnino - per il ritratto abrasivo della placida e amniotica borghesia di provincia, che nasconde un doppio fondo di inquietudini e rimossi inconfessabili -, è un costante e inesausto rincorrersi di rimandi più o meno riconoscibili e suggestioni mediamente "consapevoli". Una congerie di segni che consente a Sentirsi dire di divincolarsi dalle secche di un'estetica e una modalità di racconto tendente alla queerness (che l'avrebbe precipitato nell'ambito del cliché) e di rinunciare senza rimpianti alla programmaticità del racconto "a tesi". Quanto basta per fare di questa obliqua e a tratti spiazzante opera prima un oggetto degno di attenzione, quantomeno in virtù della sua intrinseca "stranezza"... Una qualità da cui non si dovrebbe prescindere a cuor leggero, specialmente in un contesto come quello italiano, in cui si gareggia a chi è più tragicamente "normale".
Un film fenomeno (Anselma Dell'Olio). La fotografia è veramente bella, è un fenomeno non solo, ma è un film da difendere per il fatto censorio (Mario Sesti). Il regista Lazzari sente un problema che è poi quello giovanile, incalzante, vero (Valerio Caprara). Il film è meglio del titolo, da vedere (Massimo Bertarelli).
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