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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Questa è l'autobiografia "Without stopping (Senza mai fermarsi)" che però Burroughs soprannominò "Senza svelarsi" ritenendola troppo reticente...
sembra aver vissuto in un mondo irreale dove tutto è amicizia e cortesia.C'era sempre qualcuno che lo aspettava e un giaciglio pronto.Basta una lettera ...e via.Un po come SULLA STRADA di Kerouack..suo amico.Buona lettura
Recensioni
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Secondo Paul Bowles, "scrivere un'autobiografia nel migliore dei casi è un compito ingrato. È una sorta di giornalismo, in cui la notizia, invece di essere un resoconto del testimone oculare, è solo un ricordo dell'ultima volta che l'evento è stato rievocato". Eppure, le descrizioni di luoghi e incontri che arricchiscono il testo riescono a offrire una testimonianza così piacevole e vivida del secolo appena trascorso, che ci sentiamo in dovere di ringraziare l'autore per la perseveranza dimostrata. Nell'opera si incontra una lunga serie di personaggi illustri (da Copland a Spender, da Gertrude Stein a Tennessee Williams, da Capote a Vidal, da Ginsberg a Burroughs, solo per citarne alcuni), mentre sullo sfondo scorrono le immagini del Novecento: dalla guerra di Spagna a Pearl Harbor, da Hiroshima al conflitto franco-algerino, dalla crisi cubana all'omicidio Kennedy. Al tempo stesso, però, si ha l'impressione che tale ricchezza di dettagli consenta allo scrittore di non rivelare troppo di sé.
Dopo aver trascorso infanzia e adolescenza tra New York e il New England, Bowles approda all'Università di Charlottesville, in Virginia, dove scopre la poesia di Thomas S. Eliot, il canto gregoriano e Prokof'ev; ma anche Duke Ellington e i dischi di blues. Spirito libero e indipendente, non si accontenta di un'educazione convenzionale, né si attiene ai codici di un ambiente sociale che avverte come ostile. A Parigi, nel '31, conosce Gertrude Stein, che ricoprirà un ruolo cruciale nella sua formazione. Grazie all'incontro con la scrittrice, inizia un lungo percorso personale punteggiato da viaggi in luoghi meravigliosi, incontri che lasciano il segno (come quello con Jane Auer, che diventerà sua moglie, anche se entrambi continueranno ad avere relazioni omosessuali, cui l'autobiografia non accenna minimamente), solide amicizie e fruttuosi sodalizi intellettuali. Su consiglio di Stein visita Tangeri; la vista dal mare della costa africana gli rivela l'"altrove" a lungo inseguito: "Mentre in piedi nel vento guardavo le montagne davanti a me, sentivo mettersi in moto l'energia che avevo dentro, ed era come se mi stessi avvicinando alla soluzione di un problema non ancora posto".
Vi torna sempre più spesso, soggiornandovi per periodi sempre più lunghi. Quando, alla fine degli anni sessanta, dopo una vita intera spesa tra Stati Uniti, Messico, Europa, Marocco e India, decide di stabilirvisi definitivamente, la città marocchina è ormai divenuta un autentico punto di riferimento per i beat, e Bowles è ormai ben noto come compositore e romanziere. Durante gli anni trenta e quaranta, infatti, aveva composto musiche per il cinema e per gli spettacoli di Broadway, collaborando, tra gli altri, con Dalì, Saroyan, Thornton Wilder, Orson Welles e, soprattutto, Tennessee Williams; e nel '49 era giunto l'inatteso successo internazionale di Il tè nel deserto, che lo aveva convinto a dedicarsi quasi interamente alla letteratura. È una volta trasferitosi a Tangeri che inizia a lavorare all'autobiografia (pubblicata nel '72, già uscita in Italia nel '91 da Garzanti), il cui titolo ben riflette il suo modus vivendi. Fluida la traduzione di Cinzia Tafani.
Massimo Paravizzini
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