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Anno edizione: 2023
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Un buon apocrifo nostrano, della rarissima schiera degli apocrifi italiani scritti sul finire dello scorso secolo. È il primo romanzo che leggo della Lussu e si vede che è una fine letterata. Mi è piaciuto molto il rendere umano Holmes che si commuove per la morte accidentale di un ragazzino nella fine del libro, meno la sua ammissione di essere un omosessuale velato (un gentiluomo profondamente vittoriano come Holmes non avrebbe mai ammesso in maniera così esplicita una questione così delicata e personale). Inoltre non mi è piaciuto per nulla il dipingere gli austro-tedeschi come i cattivi, impettiti e robotici, di turno. Certamente gli intrighi della Triplice Alleanza e la questione della costruzione dei primi sommergibili e dell'occupazione austriaca della Bosnia è affascinante da leggere correlata a Holmes e contribuisce a creare una buona spy story della Belle Epoque ma a mio avviso quelle due mancanza summenzionate inficiano il valore complessivo del romanzo.
Ogni tanto mi piace leggere qualche apocrifo holmesiano, per vedere come gli autori riescono a muoversi con i vincoli posti da altri. In questo caso sono restato però abbastanza deluso. Non perché, come hanno rimarcato i puristi, non è possibile ambientare un'avventura dell'investigatore nel 1908, quando Holmes era a fare tutt'altro, e nemmeno perché non c'è Watson, o per l'ambientazione nelle Marche. Il guaio è che la Lussu, ancorché scrittrice e traduttrice ben nota, ha scelto di mettere troppa carne al fuoco in un libretto breve - va bene parlare della Triplice Alleanza, ma che diavolo c'entra Mata Hari? - e soprattutto nella prima parte è stata troppo didascalica. Non so se questo sia dovuto all'età avanzata in cui scrisse il libro - aveva più di 70 anni - o perché voleva in realtà fare un omaggio alla sua regione natia e alle lotte anarchiche; resta però un risultato un po' discutibile.
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